Articolo a cura del Prof. Dott. Paolo Moretti, presidente dell'Istituto per Il Governo Societario e della Fondazione Accademia Romana di Ragioneria
Il Presidente del Consiglio dei Ministri, prof. Mario Draghi, tra le misure programmate per superare lo stato di emergenza economica-finanziaria del nostro Paese, derivante anche dalla pandemia Covid-19, ha previsto, tra l’altro, l’attuazione di una riforma organica del sistema fiscale vigente.
Tale provvedimento è condivisibile e da apprezzare in quanto l’attuale sistema fiscale ha, nel corso del tempo, contribuito a sviluppare vari effetti negativi sul sistema economico italiano tra cui, in maniera non esaustiva:
- il grave deterioramento del quadro della normativa tributaria e civilistica riguardante le imprese e di conseguenza l’impatto sul sistema economico italiano;
- la forte penalizzazione della classe media;
- il difficile e complicato rapporto tra Amministrazione Finanziaria e contribuenti;
- il sempre maggior peso fiscale, dovuto ad una spesa pubblica inarrestabile il cui debito pubblico si aggira, attualmente, intorno a 2.600 miliardi di euro.
È stato rilevato che il nostro sistema fiscale è uno dei più complessi, incerto e iniquo tra quelli esistenti nei principali paesi mondiali industrializzati; risulta infatti che a livello mondiale l’Italia si posiziona al terzo posto, dopo la Turchia e il Brasile, in base all’indice attuale di complessità.
Nel corso degli ultimi anni, per tentare di ridurre l’evasione fiscale, si è registrata una eccessiva proliferazione di norme di incerta interpretazione, producendo effetti dannosi per i professionisti, imprese e per la stessa Amministrazione finanziaria, che è stata costretta ad adeguare le proprie regole di comportamento con una dispendiosa opera di riconversione culturale del personale addetto al controllo e all’accertamento.
L’incertezza della normativa ha coinvolto anche i Giudici Tributari, i quali, trovando difficoltà a interpretare correttamente le norme, hanno emesso giudizi contrastanti con il conseguente aumento del contenzioso (tra i più alti del mondo), che, in termini di costi, ha inciso in maniera rilevante sul bilancio pubblico.
Tutto ciò ha creato e crea sfiducia dei contribuenti verso lo Stato provocando evasione, elusione e anche “fuga” (pensionati e imprese) verso paesi esteri dove il sistema fiscale è meno opprimente e più equo.
Da quanto sopra accennato è da elogiare il Presidente Draghi che ha messo tra le priorità una riforma radicale del sistema fiscale, con l’obiettivo di semplificare la normativa, ridurre la pressione fiscale e dare certezza alle norme.
Il Governo nell’attuare la riforma fiscale in Italia dovrà impegnarsi anche a ricercare soluzioni per armonizzare le regole fiscali in Europa e, quindi, contribuire a creare una augurabile “Unione fiscale Europea” necessaria per evitare una concorrenza sleale tra gli Stati che fanno parte della UE.
Per realizzare una riforma fiscale ben strutturata è fondamentale tener conto:
- dei principi costituzionali di capacità contributiva e la progressività del sistema tributario di cui all’articolo 53 “Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”;
- dei principi delle direttive della Comunità Europea;
- della stabilità della pressione fiscale rispetto al PIL;
- del principio di equità;
- della certezza del diritto e della necessaria semplicità delle regole.
1) La riscrittura del Testo Unico Imposte sui Redditi
Per raggiungere tali obiettivi, anche se richiede tempo, è necessario partire dalla riscrittura dei Testi Unici sia delle imposte dirette (D.P.R. n. 917/1986) che delle imposte indirette (D.P.R. 633/1972), ormai obsoleti e ancora fermi alla “buona” riforma degli anni 70 (Riforma Visentini) però, per motivi di gettito essa è stata ritoccata con interventi normativi improvvisati e non coordinati, diretti solo a reperire risorse per coprire l’aumento della spesa pubblica e ciò ha reso l’attuale sistema delle imposte, sia dirette che indirette, complesso e difficilmente interpretabile.
Pertanto, come già accennato, bisogna costruire un vero e proprio “Codice Tributario” omnicomprensivo, formato da una parte generale e da parti speciali relative a singole imposte e altri aspetti collegati (codificazione su due livelli), in modo da garantire, anche sul piano comunitario, la coerenza e la stabilità del sistema.
L’adozione di una codificazione a “due livelli” garantirebbe che i Principi dello Statuto dei diritti del contribuente (Legge 212/2000) assurgano a livello di disposizioni preliminari, acquisendo in tal modo una forza giuridica tale da incidere direttamente sull’attività legislativa.
La riforma del sistema fiscale deve essere ispirata a taluni principi cardine: Efficacia, Efficienza, Equità, Sostenibilità.
Inoltre, è da sottolineare che un sistema fiscale per essere gradito e avere successo deve:
- essere semplice, razionale, equo e giusto;
- avere aliquote nominali accettabili e tali che l’evasione non sia considerata il migliore investimento;
- essere compreso e accettato dagli operatori, dalle imprese e da tutti i cittadini, come un “buon” sistema fiscale.
Nel frattempo, in attesa della completa riscrittura dei Testi Unici delle Imposte, si possono attuare misure dirette a semplificare il sistema fiscale, renderlo più competitivo e, quindi, favorire i contribuenti, sia Imprese che Persone fisiche.
2) Le misure agevolative per le Imprese soggette a IRES
Le misure fiscali agevolative per le Imprese al fine di renderle più competitive in un mercato sempre più globalizzato, a titolo non esaustivo, possono consistere:
a) in una riduzione dell'aliquota IRES dal 24% al 20%, nell'eliminazione dell'IRAP e riduzione del costo del lavoro. Secondo l'Assonime, le minori entrate derivanti da tali misure potrebbero essere compensate, in parte, con l'eliminazione delle agevolazioni IVA 4% e del 10% che, seconde stime, porterebbero maggiori entrate per circa 40 miliardi di euro;
b) nel dare maggiore efficacia probatoria alle scritture contabili e ai controlli dei documenti contabili rispetto alle metodologie statistiche, le quali, come è noto, hanno poca efficienza riguardo alla concreta situazione del singolo contribuente;
c) agevolare le imprese che decidono di stabilire la propria residenza in Italia, tramite incentivi tributari e trovando forme di tutela degli organi di amministrazione e controllo e dei soci;
d) non produrre norme con effetti retroattive rispettando quanto dettato dall’articolo 3 dello Statuto dei Diritti del Contribuente (Legge 212/2000), il quale dispone che, salvo le norme di interpretazione autentica, le disposizioni tributarie non possono avere contenuto retroattiva.
3) Le misure agevolative per i soggetti IRPEF
Per quanto riguarda le misure riguardanti i soggetti IRPEF (società di persone, lavoratori autonomi, dipendenti e pensionati), si potrebbero ridurre il numero delle aliquote dalle attuali 5 a 3 e tassando i redditi conseguiti nel seguente modo:
- Redditi fino a 10.000 euro, esenti (No tax area);
- Redditi sino a 30.000 euro, aliquota del 20%;
- Redditi superiori a 30.000 euro e fino a 60.000 euro, aliquota del 30%;
- Redditi superiori a 60.000 euro, aliquota del 42%.
Al fine di adeguare il prelievo alla situazione personale del contribuente e semplificare la normativa della dichiarazione dei redditi, l’imposta lorda verrà applicata al netto delle sole detrazioni per spese mediche e farmaceutiche.
Per quanto concerne il trattamento dei redditi da pensioni (di vecchiaia, di anzianità, di invalidità, di reversibilità, ecc.) essi non devono essere cumulati con qualsiasi altro tipo di reddito (da lavoro, da locazioni di immobili, ecc.).
Se quanto sopra proposto venisse realizzato, si otterrebbe una semplificazione e riduzione della tassazione e una propensione a una minore evasione, soprattutto da parte di soggetti con redditi elevati, per i quali, tuttavia si potrebbe pensare ad una aliquota minore di quella precedentemente ipotizzata.
"L’Istituto per il Governo Societario, che ho l’onore di presiedere, al suo interno ha istituito una commissione di studio composta da autorevoli esperti per la Riforma del sistema fiscale che, su richiesta, è disponibile a collaborare con la commissione che sarà nominata dal Governo".