“L’Ungheria ha i tratti di un paradiso fiscale”: questo è quanto affermato dal Parlamento Europeo, e i numeri sembrano dimostrarlo.
Negli ultimi due decenni l’aliquota fiscale sul reddito d’impresa si è letteralmente dimezzata dal 18% al 9% per le società dal 2017. Basterebbero questi dati per dare evidenza delle agevolazioni previste per chi decide di spostare qui il proprio business.
Ma c’è di più: in Ungheria non sono disposte ritenute alla fonte sui pagamenti di dividendi, interessi e royalty in uscita. Ciò significa che una società con sede in questo Paese può in modo lecito sottrarre tali pagamenti dall’imposizione del fisco, nel caso in cui questi non siano tassati nella giurisdizione di riscossione.
Secondo un’inchiesta svolta nel 2019 da Il Sole 24 Ore, ogni giorno in Ungheria nasce una società a capitale italiano e nella maggior parte dei casi si tratta di attività commerciali all’ingrosso o al dettaglio. Esiste addirittura un gruppo che offre assistenza alle imprese italiane che si affacciano per la prima volta sul mercato ungherese, con servizi che spaziano dalla finanza alla consulenza. L’apertura di una società in questo paradiso fiscale diventa quindi un processo ancora più fluido e, negli ultimi anni, anche lo Stato ha dato il suo contributo potenziando le infrastrutture sul territorio.
Ulteriori vantaggi si possono ottenere investendo sulla ricerca, in questo caso l’aliquota fiscale si riduce ulteriormente fino al 4,5%, chiaro segnale della volontà dell’Ungheria di affermarsi come nuovo polo nel know-how.
In sostanza, il Paese si conferma una delle destinazioni più attrattive all’interno dell’Unione Europea per le piccole-medie imprese, ma anche per le multinazionali: solo i Paesi del Benelux (Paesi Bassi, Lussemburgo e Belgio) offrono agevolazioni di questa portata. Per alcuni è concorrenza sleale, ma l’assenza di un comune sistema fiscale a livello europeo permette di agire nel rispetto nelle norme.
E non dimentichiamo i vantaggi per i pensionati! La legislazione ungherese offre infatti un regime fiscale più favorevole di quello italiano, con una flat tax al 15% e un costo della vita poco elevato. È questo il motivo per cui in molti hanno deciso di trasferire la propria residenza in questo paradiso fiscale dopo il pensionamento. Unico possibile ostacolo? Le barriere culturali e linguistiche.
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