Da oggi dunque si può chiedere di pagare qualsiasi acquisto di bene o servizio per importi superiori a 30 euro con la moneta elettronica ossia bancomat, carte di credito e carte prepagate. E’ entrata in vigore dopo diversi rinvii e tra mille polemiche la norma contenuta nel Decreto legge 179/2012 (decreto «crescita 2.0») del Governo Monti. Si tratta dell’obbligo per tutte le imprese e lavoratori autonomi senza limiti di fatturato o di categoria di munirsi di dispositivi per accettare il pagamento elettronico sopra la soglia di 30 euro.
Non avendo però la norma previsto anche sanzioni in caso di inadempienza, l’obbligo è diventato un semplice "onere", come segnalato dalle molte associazioni di categoria, da Confcommercio agli ordini professionali dei commercialisti avvocati e consulenti del lavoro e infine ratificato dal Ministero dell’Economia .
Le varie parti si confrontano ora nella discussione tra le opinioni di chi, come Codacons o Ministero, vuole salvaguardare :
- le esigenze di modernizzazione del paese,
- la comodità dei cittadini e
- la necessità di controlli anti evasione sulle transazioni commerciali
e chi invece rappresenta gli operatori e sottolinea:
- l’aggravio di oneri e spese sulle imprese già in difficoltà , come i piccoli lavoratori autonomi
- l’inutilità della misura per professionisti che utilizzano già forme di pagamento tracciabile diverse come bonifici o rid.
Ma aldilà delle discussioni teoriche, cosa succede nella pratica da oggi se il negoziante, l’ artigiano o professionista si rifiutano di accettare il pagamento con bancomat perché non si sono attrezzati entro il 30 giugno 2014?
Per le regole del diritto, a detta degli esperti, si ha la messa in mora del creditore. Cosa significa?( .........)
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