Le ultime vicende politiche hanno sancito l’
aumento dell’aliquota Iva ordinaria dal 21% al 22% con decorrenza dal 1° ottobre, nonostante i tentativi tecnico-politici effettuati al fine di reperire le risorse alternative per evitare questo aumento. In questa sede
cercheremo di valutare l’impatto dell’incremento Iva a regime (cioè per l’intero 2014) rispetto all’anno 2010 (Iva 20%) e 2012 (Iva 21%). Si tratta di un aggiornamento dell’articolo
“L’onere Iva sulle famiglie” pubblicato il 08.11.2012 sul sito di fiscoetasse.
1) Il peso dell’aumento Iva al 22% sulle famiglie
Per il calcolo dell’imposizione dovuta in relazione a tale tributo faremo riferimento alle statistiche Istat sui consumi familiari (nuclei di 1, 2, 3, 4, 5 e più componenti) reperibili sul sito internet dell’istituto
(Spesa media mensile familiare per numero componenti,
ISTAT) e relative agli anni 2010 e 2012. Procederemo nel modo seguente: attraverso dette statistiche individueremo l’onere fiscale (Iva) gravante sulla spesa mensile per ciascuna tipologia di numerosità familiare, applicando le aliquote vigenti nei vari anni ai generi di consumo come indicati nei prospetti Istat . Il 2010 fungerà da base di partenza, essendo precedente ai due aumenti (21% e 22%) dell’aliquota Iva ordinaria. Le valutazioni sui consumi del 2014 saranno realizzate ipotizzando il valore dei consumi invariati rispetto al 2012
1 .
Per il 2010, il risultato del conteggio è quello risultante dalla tabella n. 1, con un carico mensile di Iva familiare compreso tra i 129 ed i 283 euro. Si precisa che i dati sui consumi Istat comprendono un fitto figurativo del valore medio di 513 euro/famiglia, che ovviamente non dà luogo a onere Iva ai fini di questa elaborazione. Togliendo questa voce di spesa dall’importo medio mensile, risulta che la spesa media è pari 1.941 euro/mese, con un peso dell’imposizione indiretta calcolata come sopra descritto di 201 euro pari al 10,37% (cioè ogni 100 euro di scontrino della spesa 89,63 euro sono il valore della base imponibile dei generi di consumo e 10,37 euro è l’Iva inclusa nel loro prezzo).
Le tabelle n. 2 e n. 3 riguardano i dati del 2012 e quelli presuntivi del 2014, con un’incidenza dell’Iva inglobata (ogni 100 euro di spesa) sulla media nazionale pari rispettivamente al 10,89% e 11,15%. Se consideriamo che il numero medio di componenti della famiglia è 2,42, possiamo dire che, rispetto al 2010, nel 2012 si sono pagati circa 2,6 euro/persona/mese di Iva in più (equivalenti a 31 euro/persona annui), con una previsione per il 2014 – sempre rispetto al 2010 - di circa 4,7 euro/persona/mese in più (equivalenti a 56 euro/persona annui).
Tuttavia questi dati risentono dell’andamento depressivo della congiuntura economica, che ha fatto calare il livello dei consumi rispetto al 2010. In altre parole, la contrazione dei consumi produce anche una contrazione dell’Iva pagata sugli acquisti. Sintomatico è il caso della famiglia con cinque e più componenti, ove la necessità di razionalizzazione della spesa riesce perfino a far diminuire3 in termini assoluti l’Iva pagata nel 2012 (e, simulando, nel 2014) rispetto a quella del 2010.
Abbiamo pertanto voluto predisporre un’ulteriore proiezione – tabella 4 – ove abbiamo applicato le aliquote del 2014 al livello ed alla tipologia di consumi del 2010, per capire quale potrebbe essere l’effettivo onere fiscale provocato dagli aumenti d’aliquota di questi anni, una volta che i consumi saranno ritornati ai livelli del 2010. In tal caso osserviamo che per la famiglia media si pagherebbero circa 7,9 euro/persona/mese di Iva più del 2010 (94 euro/persona annui, incidenza dell’Iva inglobata ogni 100 euro di spesa pari al 11,34%).
Fino a qui si è voluto evidenziare la percentuale di incidenza dell’Iva ogni 100 euro di spesa. Per quanto riguarda invece la misura dell’aliquota media, frutto del conteggio ponderato delle aliquote del 4, 10 e 20/21/22%, osserviamo come si passa dal valore di 11,57% di tabella 1 (2010) al 12,79% di tabella 4 (aliquote 2014 applicate ai consumi 2010).
Pertanto, se ipotizziamo di prendere i consumi del 2010 come valore base della spesa, se ne deduce, in termini di simulazione, che le manovre economiche di questi anni potrebbero aver causato un incremento medio delle aliquote Iva pari al 1,22%.
(1) Secondo l’Istat a settembre 2013 l’inflazione era il 0,9%, mentre il Pil misurato al 2° trim. 2013 aveva subìto un calo del 2,1%, cfr. www.istat.it . Secondo la Banca d’Italia (Bollettino Economico, n. 74, ottobre 2013, pagg. 24-25) i consumi delle famiglie nel 2013 sono continuati a scendere, tuttavia si cominciano ad intravedere alcuni timidi segnali di ripresa della fiducia delle famiglie, che potrebbe portare i consumi – e quindi il Pil - a risalire nel 2014. Pertanto nei due anni 2013-2014 crescita negativa ed inflazione potrebbero grosso modo compensarsi in termini assoluti. Si tratta, ovviamente, di una semplificazione, con peraltro l’incognita dell’ulteriore effetto depressivo dato dallo stesso aumento dell’Iva.
(3) Pur se in termini assai esigui.
2) In Allegato le Tabelle di sintesi della Spesa ed imposizione indiretta (IVA) mensile per tipologia familiare
TABELLE
Tab. 1 – Spesa ed Iva mensile 2010 per tipologia familiare
Tab. 2 – Spesa ed Iva mensile 2012 per tipologia familiare
Tab. 3 – Spesa ed Iva mensile 2014 per tipologia familiare: simulazione
Tab. 4 – Spesa ed Iva mensile - applicazione ai consumi 2010 delle aliquote 2014: simulazione
Tab. 5 – Riepiloghi annuali