Il profilo dell’imprenditore conta molto nel successo di un’iniziativa. Qualunque sia la via per la quale si giunge alla creazione d’impresa, un importante fattore di successo è rappresentato dalla stretta interrelazione tra competenze tecniche, capacità organizzative e gestione dei rapporti interpersonali, che solo l’imprenditore in quanto tale può assicurare.
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1) Creatore d’impresa: corredo personale
Aprire un’attività in proprio è un desiderio anche troppo diffuso. Lavorare “senza padroni” e senza i cosiddetti “vincoli di subordinazione” è un’allettante alternativa all’impiego nella pubblica amministrazione o al lavoro dipendente nel settore privato.
Ma come si fa ad avviare un’attività d’impresa? Quali doti occorrono per crearsi una reale opportunità di lavoro?
Prima di decidere di mettersi in proprio è necessario tenere in considerazione alcuni aspetti che riguardano le caratteristiche che un imprenditore dovrebbe possedere:
- competenze: percorso personale di formazione, studi, esperienze lavorative e interessi coltivati, capacità tecniche, professionali e personali;
- motivazione: la voglia di riuscire investendo energie e tempo;
- propensione al rischio: l'imprenditore deve porsi delle mete ambiziose ma raggiungibili, e per perseguirle deve essere disposto ad affrontare i rischi connessi, che ha comunque cercato di valutare e stimare preventivamente;
- fiducia nelle proprie capacità e ottimismo: indispensabili per superare le difficoltà iniziali e per procedere con determinatezza verso la realizzazione dei propri obiettivi;
- capacità di relazione: l'impresa opera in un contesto aperto e deve saper relazionare con l'esterno;
- leadership: la capacità di condurre ed influenzare il comportamento e gli atteggiamenti degli altri consente di dare un'impronta precisa alla propria azienda e al modo di lavorare dei collaboratori, proiettando all'esterno un'immagine di solidità e di coerenza;
- creatività: ricercare soluzioni nuove e innovative rispetto al contesto in cui l'impresa opera: essere curiosi ed informati sulle strategie adottate dai concorrenti e sulle richieste e i bisogni dei potenziali clienti. Occorre individuare le opportunità e trasformarle in punti di eccellenza per l'azienda;
- capacità critica: permette di valutare razionalmente la propria idea e consente di leggere continuamente i mutamenti del mercato permettendo di "aggiustare", se non addirittura cambiare, la rotta della propria attività in considerazione delle nuove tendenze.
Tutto questo non basta. Peraltro, l’eccellenza nei risultati dipenderà essenzialmente dalla capacità di:
- definire con precisione ciò che va fatto (per sé e per gli altri);
- monitorare la propria performance e quella del team, in modo da poter correggere tempestivamente ogni deviazione;
- stabilire tempi di scadenza di ogni impegno e rispettarli;
- essere molto esigenti con se stessi e con gli altri;
- superare prontamente gli insuccessi e recuperare;
- entusiasmarsi e trasmettere a ciascuno la propria euforia;
- valutare immediatamente le situazioni rilevate, le possibili linee di condotta, scegliere rapidamente il da farsi e trasmettere il messaggio con il miglior dettaglio possibile.
Ma come si può esercitare un controllo ottimale sulle performance individuali e di gruppo? Ecco la logica progressiva che potremmo consigliare:
- chiarire ciò che s’intende conseguire;
- stabilire target, budget e standard appropriati e sensati;
- decidere che cosa va sottoposto a controllo;
- definire i criteri di riuscita, ovvero gli indicatori principali di performance;
- decidere come misurare la performance;
- fissare misurazioni il più possibile precise, valide ed affidabili;
- misurare periodicamente i risultati conseguiti;
- fare in modo che i responsabili del conseguimento dei risultati misurino autonomamente la loro performance o siano forniti di misurazioni che li mettano in grado di valutare il grado di conseguimento;
- raffrontare i risultati effettivamente conseguiti a quelli contemplati nei piani e generalizzare l’analisi;
- utilizzare le misurazioni per correggere le distorsioni e gli scostamenti riscontrati.
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2) La gestione del tempo
Il successo nella vita personale e professionale è dato da un atteggiamento virtuoso nei riguardi del tempo. E, per l’imprenditore, è davvero importante fare attenzione a come impiega il suo tempo.
È una risorsa critica da gestire, non ritorna, non si ricrea e non si risparmia. Il tempo misura la crescita e decreta il successo o il fallimento di persone e aziende. Aumenta il valore di un prodotto o lo riduce. Le sue dinamiche sono: la velocità, l’anticipazione e la flessibilità. La velocità aumenta i margini di redditività per quelle aziende che sono capaci di fare meglio e più velocemente. L’anticipazione avvantaggia le aziende in grado di sfruttare con anticipo i bisogni latenti dei consumatori. La flessibilità aumenta il valore del prodotto delle aziende capaci di rispondere al mercato in tempi brevi. Il tempo è quindi un fattore a valore aggiunto, moltiplicatore dei risultati.
È importante ciò che dà valore aggiunto, ciò che è vitale fare o indispensabile conseguire. È urgente l’attività in cui è indispensabile essere veloci nella risposta e nella reazione. Un’annotazione: è vero, l’urgenza scaccia sempre l’importanza, ma, ogni volta che possiamo, sarebbe bene, invece, indulgere - decisamente e per il tempo necessario - sulle cose importanti (per quanto non urgenti), per un duplice ordine di ragioni:
- le questioni contemporaneamente importanti ed urgenti saranno sempre meno numerose, meno ansiogene e meno impellenti;
- le attività con alto grado di importanza (seppure non urgenti) sono quelle che decideranno il nostro futuro successo: personale, professionale e aziendale.