Il green pass potrebbe diventare obbligatorio già da ottobre per dipendenti pubblici e per i dipendenti di ristoranti, palestre, trasporti a lunga percorrenza, settori in cui è obbligatorio per i clienti .
Si avvicina a grandi passi il momento delle decisioni da parte del Governo . Dopo le polemiche e gli interventi contrapposti delle parti sociali (vedi i dettagli sotto) il Presidente Draghi ha annunciato in conferenza stampa qualche giorno fa, che convochera entro questa settimana , probabilmente domani 7 settembre una cabina di regia per definire un allargamento degli obblighi di utilizzo di green pass per alcune categorie di lavoratori.
Il Presidente si è detto addirittura aperto anche a ua eventuale obbligo vaccinale e ha escluso che si torni indietro su quanto già previsto dal DL 105 ,in corso di conversione in legge (Qui il testo aggiornato Green pass e utilizzo delle certificazioni verdi).
Si parla infatti di un voto di fiducia che escluderebbe qualsiasi limitazione delle regole già in vigore dal 6 agosto.-Leggi qui l'approfondimento)
Per quanto riguarda i dipendenti pubblici il ministro Brunetta titolare del dipartimento della Pubblica amministrazione è convintamente deciso a imporre l'obbligo per tutti , come già previsto per il settore sanitario e per il personale della scuola .
La cabina di regia comprenderà , oltre ai ministri interessati , anche il Comitato tencico scientifico e la eventuale decisione passera al vaglio della Conferenza Stato regioni . I tempi di decretazione comunque potrebbero essere molto stretti.
Ricordiamo che sull'argomento la riflessione è partita da tempo e le posizioni delle parti sociali sono molto distanti: i sindacati sono fermamente contrari ad un obbligo generalizzato di green pass per i luoghi di lavoro che comporti sanzioni per i lavoratori o addirittura il licenziamento in caso di inadempienza, mentre Confindustria insiste sull'esigenza di tutelare tutti i lavoratori e lo svolgimento delle attività produttive con l'estensione delle certificazioni verdi a tutti i contesti aziendali.
In risposta, i sindacati, hanno chiesto appunto l'intervento del Governo con un provvedimento legislativo ad hoc. Da segnalare pero che anche illustri sindacalisti di lungo corso come Pezzotta e Benvenuto hanno preso posizione per l'obbligo di Green pass nei luoghi di lavoro.
Si ricorda che sul sito del Governo una FAQ ha moltiplicato le polemiche: in quanto vi si afferma che anche per l'accesso alle mense aziendali (come luoghi di ristorazione "collettiva" ) c'è l'obbligo di esibire la certificazione verde COVID.
Questo il testo integrale:
Per la consumazione al tavolo nelle mense aziendali o in tutti i locali adibiti alla somministrazione di servizi di ristorazione ai dipendenti pubblici e privati è necessario esibire la certificazione verde COVID-19? Sì, per la consumazione al tavolo al chiuso i lavoratori possono accedere nella mensa aziendale o nei locali adibiti alla somministrazione di servizi di ristorazione ai dipendenti, solo se muniti di certificazione verde COVID-19, analogamente a quanto avviene nei ristoranti. A tal fine, i gestori dei predetti servizi sono tenuti a verificare le certificazioni verdi COVID-19 con le modalità indicate dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 giugno 2021.
Il chiarimento è contestato da piu parti sia per la forma : una faq online non ha alcun valore normativo;
Anche dal punto di vista del contenuto è facile obiettare che la mensa aziendale fa parte del luogo di lavoro , come si puo limitarne l'accesso? ( Sul punto anche il sottosegretario alla Salute Sileri si è detto perplesso).
Alcuni controbattono pero che l'accesso in mensa di norma è molto meno regolamentato dal punto di vista del distanziamento tra le persone e che si possono verificare assembramenti , diversamente da catene di montaggio o uffici in cui le modalità di organizzazione degli spazi sono regolamentate dai protocolli condivisi
Sono stati segnalati importanti casi di accordi tra datori di lavoro e rappresentanze sindacali per l'adesione all'obbligo : grandi aziende come Mediaset Leonardo, RAI , Electrolux, Barilla Enel, prevedono l'obbligo di green pass.
Per i lavoratori che ne sono sprovvisti sono state individuate soluzioni alternative (cestino, lunch box, servizio di consegna di pasti da consumare all’esterno o in appositi spazi, rispettando il distanziamento). Ufficialmente comunque Fiom, Fim e Uilm, dicono di «condividere l’obiettivo di completare la campagna vaccinale» ma, ribadiscono che non accetteranno «nessuna disparità di trattamento fra luoghi di lavoro e mense».
Già un paio di mesi fa un documento dell'Associazione Industriali a firma della direttrice generale Mariotti proponeva di chiedere al Governo una norma che consentisse l'ingresso nelle aziende solo ai lavoratori muniti di Green pass , meglio muniti di vaccinazione. Per chi ne fosse sprovvisto il datore di lavoro avrebbe dovuto definire una diversa mansione o destinarlo all'aspettativa forzata, senza stipendio . Tra l'altro in merito la Cassazione si è già espressa leggi Green pass : anche senza obbligo il dipendente puo essere sospeso .
Va ricordato comunque che obbligo di Green pass NON corrisponde a obbligo di vaccinazione, infatti il certificazione verde puo essere ottenuta anche dopo la guarigione dalla malattia COVID o con l'effettuazione di Tampone antigenico o molecolare.
Si è alzata anche la voce del giuslavorista Pietro Ichino, ex consigliere del ministero del Lavoro che aveva affermato già quando fu introdotto l'obbligo per i sanitari, che "Condizionare l’accesso in azienda all’avvenuta vaccinazione, oggi che il vaccino è disponibile per tutti, è una misura sicuramente efficace e ragionevolissima per evitare il rischio di una quarta ondata epidemica, che sarebbe disastrosa per il Paese."
Vedi anche "Vaccinazione in azienda regole e modello di piano aziendale" e "Vaccino obbligatorio per sanitari e farmacisti".
Ichino aggiunge che :" A ben vedere proprio perché la misura è efficace e ragionevolissima, gli imprenditori potrebbero già adottarla di loro iniziativa, anzi dovrebbero, anche senza attendere un provvedimento legislativo ad hoc, in forza dell’articolo 2087 del Codice civile, oltre che degli articoli 15 e 20 del Testo Unico per la sicurezza nei luoghi di lavoro (d.lgs. n. 81/2008)”. Effettivamente l’articolo 2087 del Codice obbliga il datore di lavoro ad adottare tutte le misure consigliate dalla scienza, dalla tecnica e dall’esperienza idonee a ridurre al minimo, se non azzerare, ogni rischio per la sicurezza e il benessere fisico e psichico del lavoratore.
Inoltre, l’art. 15 del Testo Unico sulla sicurezza obbliga il datore, dove possibile, a non limitarsi a misure protettive, ma adottare le misure idonee ad eliminare radicalmente il rischio per la sicurezza e la salute del lavoratore. L’art. 20, invece, obbliga il lavoratore a conformarsi alle misure di sicurezza adottate dal datore secondo le due prime norme”. Per questo, secondo Ichino, è “libero dunque ogni cittadino di non vaccinarsi, finché una legge non prevede questo obbligo; ma non di mettere a rischio la salute degli altri. E libero ogni imprenditore, dove la vaccinazione costituisca la misura più efficace per la tutela dei propri dipendenti, di richiederla in forza delle norme che ho appena citato: che sono pur sempre leggi dello Stato”.