News Pubblicata il 25/05/2021

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Stipendi terzo settore: primi contratti integrativi

Un aspetto problematico della Riforma del Terzo settore il tetto agli stipendi degli oltre 850 mila operatori. Primi contratti integrativi per Emergency e AMREF



Si avvicina la scadenza per l'iscrizione al nuovo RUNTS il  Registro unico del Terzo settore. Uno degli aspetti piu discussi della riforma che lo ha istituto,  il Codice del terzo settore del 2017, ancora parziamente incompiuto, è il tetto alle retribuzioni degli oltre 853mila lavoratori.

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Il problema nasce dall'articolo 8 del  Dlgs 117/2017 (il Codice del Terzo settore)  che riguarda appunto  il trattamento salariale. Il comma due prevede infatti il divieto di corresponsione  ai lavoratori subordinati e autonomi di "retribuzioni o compensi superiori del quaranta per cento rispetto a quelli previsti, per le medesime qualifiche, dai contratti collettivi".  Fanno eccezione solo i settori sanità, ricerca scientifica e università. 

Inoltre è vietata anche "la distribuzione, anche indiretta, di utili ed avanzi di gestione, fondi e riserve», che comprende «la corresponsione ad amministratori, sindaci e a chiunque rivesta cariche sociali di compensi individuali non proporzionati all’attività svolta, alle responsabilità assunte e alle specifiche competenze o comunque superiori a quelli previsti in enti che operano nei medesimi o analoghi settori e condizioni». 

Le organizzazioni del settore hanno criticato questo aspetto fin dalla stesura del decreto . I responsabili di Emergency, AIRC, AMREF ad esempio spiegano che di fatto questa norma penalizza il settore non profit creando una disparita tra lavoratori  in un mercato del lavoro che invece è unico.

Chi lavora come dipendente e  non come volontario ha diritto di avere il trattamento retributivo per quello che sa fare,  non rapportato al tipo di ente che lo assume." Non ci si può aspettare che il lavoro nel Terzo settore coincida solo con una scelta etica" afferma il vicepresidente di Emergency Bertani.

Emergency ha quindi  siglato con i sindacati un accordo integrativo  che prevede l’introduzione e il rafforzamento di alcune indennità . Di fatto il  personale  viene remunerato secondo parametri quali l’anzianità di ruolo, le competenze personali maturate, le responsabilità connesse all’incarico e la gravosità dello stress. Il capitolo più corposo infatti  è quello che riguarda l’indennità di responsabilità, aspetto estremamente delicato e spesso molto stressante per i lavoratori .

Anche AMREF ha  seguito un percorso simile  siglando un accordo di secondo livello che rafforzava il welfare e introduceva  lo smart working. 

Gli operatori sollecitano quindi  il Parlamento ad intervenire  con una soluzione che sia complessiva e  non parziale e spezzettata come sono invece i singoli accordi, che riguardano solo le grandi organizzazioni. Non va dimenticato infatti che il terzo settore in Italia coinvolge migliaia di organizzazioni e associazioni anche di minime dimensioni che pure complessivamente svolgono un lavoro fondamentale e spesso sostituiscono lo Stato in funzioni di estrema rilevanza sociale.

 

Fonte: Il Sole 24 Ore



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