Sono mesi che si rincorrono audizioni in Commissione Finanze della Camera dei Deputati e Commissione Finanze e tesoro del Senato della Repubblica sul tema della riforma fiscale.
Abbiamo sentito analisi e proposte, spesso prevedibili le prime e poco originali le seconde; e ciò che davvero è risultato evidente è stato il fatto che dietro l’altisonante nome di riforma fiscale si nascondeva solo un restyling del prelievo fiscale diretto sulle persone fisiche.
Le ultime proposte ascoltate sono state quelle dei rappresentanti dei sindacati dei lavoratori il 19 febbraio e delle associazioni di imprese il 15 dello stesso mese.
Proprio a cavallo di queste due audizioni appare concretizzarsi la proposta di Luigi Marattin e Alberto Gusmeroli, rispettivamente presidente e vicepresidente della VI Commissione Finanze della Camera dei Deputati, che dovrebbe rappresentare il punto di convergenza tra tutti i punti di osservazione. Tanto che la proposta sembrerebbe essere stata già ufficialmente formalizzata.
La riforma fiscale prospettata si basa sul non riformare la struttura dell’Irpef, non toccando le aliquote, nè il meccanismo di calcolo dell’imposta, neanche il sistema di saldi e acconti; in luogo delle attuali scadenze per i versamenti dei saldi e degli acconti (in giugno e novembre), sarà previsto un più comodo prelievo mensile.
Ogni mese il contribuente verserà un sesto del saldo dovuto per l’anno precedente e un sesto dell’acconto per l’anno in corso.
Le eventuali eccedenze di versamento d’acconto di imposta, rilevate in sede di dichiarazione dei redditi, saranno compensate nella rateizzazione dell’anno successivo.
In parole povere, avendo i contribuenti difficoltà a pagare le imposte alle regolari scadenze, lo Stato propone il pagamento rateale, possibilmente a tasso zero.
Il secondo, e conseguente, elemento della proposta consiste nel superamento della ritenuta d’acconto adoperata dai professionisti, in quanto, è possibile immaginare, sarebbe di difficile armonizzazione con il meccanismo del versamento mensile.
L’idea alla base non è nuova, l’Agenzia delle Entrate da tempo spinge per una determinazione dell’imposta basata sulla pura cassa con conseguente liquidazione mensile (ne abbiamo parlato nell’articolo Riforma fiscale: tassazione per cassa e dichiarazione precompilata anche per le imprese), ma, di quella proposta, questa partorita dalla Commissione finanze raccoglie solo l’ipotesi delle 12 rate mensili, lasciando per il resto inalterato il sistema fiscale, che invece sarebbe risultato rivoluzionato, e chissà se positivamente, dalla proposta dell’agenzia.
Non è possibile concludere senza ricordare che attualmente il sistema di acconti e saldi è solo idealmente strutturato sulle due rate di giugno e novembre, in quanto è già a regime la possibilità di versare a rate il saldo e il primo acconto (dietro pagamento di un piccolo interesse) e solo per il secondo acconto è previsto il versamento in unica soluzione. Basterebbe estendere la possibilità di versare a rate anche il secondo acconto, possibilmente senza interessi, cosa realizzabile con un semplice provvedimento dell’Agenzia delle Entrate, per ottenere il medesimo risultato di una ipotesi di riforma fiscale che, se cosi fosse accolta, non riforma in effetti nulla.
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