Non si arrestano i lavori sulla riforma fiscale, con il Direttore dell’Agenzia delle Entrate, in audizione in Camera e Senato, che espone il suo punto di vista sulla questione.
L’IRPEF, l’Imposta sui Redditi delle Persone Fisiche, con tutti i suoi limiti e tutte le sue criticità, regolamenta il reddito delle persone fisiche dal 1973. Non c’è dubbio che i cambiamenti imposti dal tempo, configuratisi in una attività legislativa tendenzialmente disorganica, hanno di fatto cambiato la struttura del sistema impositivo in capo alle persone fisiche, di cui l’IRPEF, oggi, è solo una parte, esistendo una varietà di norme che, dividendo la base imponibile personale, assoggettano molte fattispecie reddituali ad imposte sostitutive dell’IRPEF stessa.
Bisogna però inquadrare il fenomeno nel suo reale contesto, e dire che questo processo non è affatto casuale, ma figlio dell’incapacità di attuare concrete politiche di contrasto all’evasione fiscale, motivo per cui il Legislatore ha utilizzato la tassazione sostitutiva, spesso realizzata attraverso lo strumento del sostituto di imposta, per assicurarsi l’effettiva attrazione a tassazione di talune fattispecie impositive.
Questo ha contribuito a rendere il sistema fiscale, in capo alle persone fisiche, frammentato nelle imposte e nelle fonti normative, e percepito, dal contribuente poco avvezzo con le problematiche fiscali, come un labirinto in cui non è facile districarsi. Questa è la situazione, ma è questa da molti anni; tuttavia dal 2020 si è cominciato a parlare, e sempre con maggiore insistenza, di riforma fiscale. Quel che sorprende è la scelta del momento, perché, nel contesto macroeconomico attuale, potrebbe essere lecito aspettarsi che le energie del Legislatore, più che sulla determinazione e sulla riscossione dell’imposta sui redditi, siano concentrate sulla difesa dei livelli di reddito degli italiani, che, se non per tutti, almeno per molti, sembrano davvero a rischio.
Eppure la corsa alla riforma fiscale continua e in questo contesto si inserisce l’audizione del Direttore dell’Agenzia delle Entrate del giorno 11 gennaio 2021 presso la VI Commissione Finanze della Camera dei Deputati e la VI Commissione Finanze e tesoro del Senato della Repubblica, in tema di “Riforma dell’IRPEF e altri aspetti del sistema tributario”.
Conoscere il punto di vista dell’Agenzia delle Entrate sull’argomento non è affatto secondario, perché questi non rappresenterà un attore secondario nella futura rappresentazione del sistema tributario, come non lo è in quella attuale, dove la prassi ha assunto un ruolo non trascurabile in termini di interpretazione normativa.
Dopo aver analiticamente constatato la frammentazione dell’attuale sistema impositivo in capo alle persone fisiche, il direttore dell’Agenzia delle Entrate auspica una riforma complessiva del sistema che passi attraverso il ricongiungimento dell’imposizione in una “base imponibile il più possibile omnicomprensiva”, possibilmente includendo in questa anche i redditi da investimento mobiliare e immobiliare.
Pur ipotizzando la possibilità di una base imponibile basata sul nucleo familiare, che avrebbe dalla sua la possibilità di riconoscere “a tutte le famiglie un reddito minimo esente”, sul modello spagnolo, e pur prendendo atto di come anche una semplice flat tax ad aliquota unica, se ponderata da una adeguata fascia di esenzione o da detrazioni, risponda al requisito della progressività richiesto dalla Costituzione, la preferenza dell’agenzia sembra cadere sull’oscuro modello tedesco basato su una aliquota variabile senza scaglioni definiti, da determinare in base ad un algoritmo che “calcola una serie continua di aliquote”, ma che ha la caratteristica di rendere impossibile, per il contribuente, riuscire ad avere una idea preventiva del proprio livello di imposizione fiscale.
Tuttavia, gli elementi di maggior impatto dell’audizione, ben distanti dalle questioni più squisitamente teoriche, sono di ordine molto concreto e si rintracciano nella parte finale dell’esposizione.
L’Agenzia delle Entrate, attraverso le parole del suo Direttore, sembra spingere verso la tassazione per cassa integrale per le imprese, attraverso “la cancellazione anche delle restanti poste calcolate per competenza e l’introduzione di un meccanismo che segnali automaticamente pagamento e incasso delle fatture”; l’applicazione di questo meccanismo permetterebbe la liquidazione mensile o trimestrale dell’IRPEF, l’abolizione del sistema degli acconti e dei saldi, insieme a quello della ritenuta d’acconto, e sarebbe “possibile introdurre la dichiarazione precompilata anche per i soggetti titolari di partita IVA”. Un sistema così strutturato avrebbe vantaggi incerti per il contribuente, ma sicuri per chi ha il compito di riscuotere le imposte.
L’audizione si conclude con il condivisibile auspicio per una riforma della giustizia tributaria “che potrebbe essere favorita anche dalla professionalizzazione dei giudici tributari”, da cui probabilmente il sistema del contenzioso tributario potrebbe trarre giovamento, specie in termini di certezza del diritto.
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