News Pubblicata il 03/09/2020

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Compensi incassati dopo la chiusura della P.IVA: come indicarli in dichiarazione

I compensi incassati dopo la chiusura della P.IVA vanno computati come redditi diversi e indicati nel quadro RL



Con Risposta a interpello n 299 del 2 settembre l’Agenzia delle Entrate chiarisce un caso di specie relativo a come dichiarare i compensi percepiti da un professionista una volta chiusa la P.IVA.

Il contribuente attualmente residente all’estero fa presente che a partire dalla fine del 2017 ha chiuso la partita IVA in regime dei minimi. Al termine del 2019 però gli sono stati liquidati alcuni crediti relativi ad un patrocinio esercitato a spese dello stato per i quali emise regolare fattura elettronica. Queste somme sono riportate nella CU del 2019 come redditi di lavoro autonomo.

L’istante riferisce che non è possibile inserire l’importo di cui si tratta nel quadro LM del Modello Redditi Persone Fisiche 2020 in quanto egli non ha più la P.IVA.

Chiede pertanto di sapere come indicare in dichiarazione questa somma, ritenendo di poterla imputare a redditi diversi.

Per il caso di specie la Circolare n 17/E del 2012 a proposito del regime di vantaggio per l’imprenditoria giovanile e lavoratori in mobilità (di cui all’art 27 commi 1 e 2, del DL n 98 convertito con modificazioni dalla Legge n 111/2011) ha chiarito che è rimessa alla scelta del contribuente la possibilità di determinare il reddito relativo all’ultimo anno di attività tenendo conto anche delle operazioni che nell’ultimo anno non hanno avuto manifestazione finanziaria.

La Circolare n 10/E del 2016 ha esteso in qualche modo tale chiarimento anche al regime forfettario di cui all’art 1 commi 54 e 89 della Legge n.190 del 2014

In altri termini, i contribuenti che accedono ai suddetti regimi agevolati possono far concorrere alla determinazione del reddito anche ricavi ancora da incassare al momento della chiusura della partita IVA, imputando all'ultimo anno di attività anche le operazioni che non hanno avuto ancora manifestazione finanziaria.

L’agenzia precisa che l’istante pur avendo fatturato il compenso in questione prima della chiusura della P.IVA non si è avvalso della facoltà di farlo rientrare nell’ultimo anno di attività seppur non incassato.

Nel caso di specie non è più possibile prendere in considerazione questa possibilità visto l’art 53 comma 1 del TUIR ossia la norma che qualifica i redditi di lavoro autonomo.

I redditi di lavoro autonomo sono quelli derivanti dall’esercizio di arti e professioni svolte in modo abituale svolte cioè con regolarità, stabilità e abitualità, e dato che il contribuente in questione aveva chiuso la partita iva quando ha incassato il compenso in oggetto, non si riscontrano più i caratteri necessari ad inquadrarli come compensi di lavoro autonomo.

Pertanto, l’agenzia concorda con la soluzione interpretativa dell'istante e dice che il compenso in oggetto deve essere dichiarato come reddito diverso e indicato nel QUADRO RL, rigo RL 15, del modello redditi persone fisiche 2020.

Fonte: Fisco e Tasse


1 FILE ALLEGATO:
Risposta a interpello del 02.09.2020 n. 299

TAG: Redditi Diversi Redditi Lavoratori autonomi