E' da cassare e rifare la sentenza che giudica il professionista senza aver prestato la giusta attenzione ai giustificativi delle spese che lo stesso aveva allegato in sede di contenzioso.
Il caso analizzato dalla Suprema Corte di Cassazione nella sentenza 23378 del 19 settembre 2019, allegato a questo articolo, riguarda un dentista che ha ricorso in quanto a suo avviso l’amministrazione finanziaria non ha approfondito la contabilità in modo adeguato procedendo alla ricostruzione dei ricavi sulla base di elementi gravi, precisi e concordanti e ritentendo sussistente il presupposto IRAP dell’autonoma organizzazione. L'esito in Cassazione è stato a suo favore.
Ma andiamo con ordine. L’Agenzia delle Entrate emetteva avviso di accertamento disconoscendo spese al professionista per quasi 50.000 euro. Avverso lo stesso il contribuente impugnava allegando tutti i documenti relativi alle spese sostenute ma i giudici davano ragione all’amministrazione finanziaria. Ricorreva allora per Cassazione il contribuente.
In generale, il mancato esame di un documento può essere denunciato per Cassazione solo nel caso in cui determini l’omissione di motivazione su un punto decisivo della controversia e quando il documento non esaminato offre la prova di circostanze di tale portata da invalidare, con un giudizio di certezza e non di mera probabilità l’efficacia delle risultanze istruttorie così che la decisione del giudice risulti priva di fondamento.
Per la Suprema Corte la sentenza della CTP va cassata con rinvio in quato l’amministrazione ha trascurato del tutto l’esame della documentazione allegata dal contribuente al fine di fornire la prova dei costi contestati all’amministrazione finanziaria, pur trattandosi di documentazione rilevante e decisiva che potrebbe condurre ad una diversa decisione della controversia.
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