La Fondazione Studi del consiglio nazionale degli ordini dei consulenti del lavoro ha pubblicato il 15 gennaio scorso un approfondimento, molto critico, dedicato alle nuove misure strutturali di incentivi alle assunzioni previste dalla legge di stabilità 2018 - L. 205 2017.
Si tratta, ricordiamo, degli sgravi contributivi del 50% per i primi tre anni per le assunzioni a tempo indeterminato di giovani fino a 30 anni (35 solo per le assunzioni effettuate nel 2018). Il tetto massimo di agevolazione è pari a 3mila euro annui.
L'agevolazione è strutturale cioè non è prevista una scadenza .
La circolare sostiene inizialmente che la misura dello sgravio è limitata e i requisiti molto stringenti , quindi, di scarso impatto.
Successivamente analizza i precedenti incentivi garantiti per assunzioni già nel 2015 e 2016 e fornisce i dati riassuntivi sulle assunzioni effettivamente realizzate negli anni passati , a partire dal 2009 . Secondo gli esperti della Fondazione gli sgravi introdotti negli ultimi anni " non hanno contribuito ad innalzare la stabilità dell'occupazione giovanile" in quanto il dato è rimasto pressoche identico dal 2013, e tali misure "non hanno avuto parte nella recente ripresa economica".
Ricorda inoltre che il nuovo sgravio è limitato a soggetti che non hanno mai avuto rapporti di lavoro a tempo indeterminato in precedenza (condizione del resto piuttosto comune tra i giovani, secondo i dati Istat). Inoltre evidenzia che dall'anno prossimo la misura sarà riservata a disoccupati sotto i 30 anni quindi giudica "eccessivi i limiti applicativi previsti dalla Finanziaria 2018".
Il documento conclude che gli incentivi alle assunzioni attraverso la riduzione temporanea del costo del lavoro "non si sono rivelati i piu idonei" in quanto per le aziende c'è bisogno "non di inteventi normativi ma di misure strutturali (...) che realizzino condizioni di mercato sostenibili per le imprese", mentre i giovani non è data la "certezza di mantenere il posto di lavoro per una motivazione prettamente economica".
D'altronde ci si puo domandare quali altri strumenti (che non siano normativi) abbia a disposizione il legislatore e il Governo, e se le stesse aziende non siano chiamate ad essere i principali attori di un mercato libero.
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