I contribuenti restano in attesa dell’elenco definitivo dei comuni italiani in cui, dato l’irregolare rincaro della TARI, è possibile chiedere il rimborso di quanto pagato in eccesso.
Ricordiamo che dopo le polemiche degli ultimi tempi e la successiva interrogazione parlamentare, il MEF ha ritenuto necessario pubblicare la circolare n.1/2017 del 20 novembre scorso per fare chiarezza sulla questione degli indebiti rincari TARI.
La problematica diffusasi a macchia d’olio in tutta Italia, ha indotto molti italiani a verificare l’effettiva esattezza di quanto già pagato a titolo di TARI, ed eventualmente richiedere il rimborso per le somme in eccesso versate a partire dal 2014. Come chiarito dal MEF, l’errore nasce dall’inesatta applicazione della disciplina riguardante la quota variabile di cui la tariffa, che influenza il calcolo dell’ammontare effettivo della TARI, si compone.
La tariffa, lo ricordiamo, si compone di due quote ossia:
la quota fissa, calcolata moltiplicando la superficie dell’alloggio, maggiorata della metratura delle relative pertinenze, per la tariffa unitaria corrispondente al numero degli occupanti dell’utenza stessa;
la quota variabile, costituita da un valore assoluto, ossia da un importo rapportato al numero degli occupanti che, non va moltiplicato per i metri quadrati dell’utenza, ma va solamente sommato alla parte fissa.
In attesa della pubblicazione dell’elenco completo dei comuni in cui sarà possibile richiedere il rimborso di quanto pagato in eccesso per la TARI, ricordiamo che ad oggi il rimborso potrà essere richiesto nelle città di:
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