Il lavoro domestico è senz'altro uno dei settori con maggiore incidenza di lavoro nero. L'associazione dei datori di lavoro Assindatcolf lo ammette e per contrastarlo chiede l'inserimento nella manovra 2018 di misure di agevolazione che aiutino a rendere meno oneroso il lavoro di colf e badanti . In totale le famiglie che impiegano lavoratori domestici sono circa 2 milioni e mezzo e fra questi moltissimi ne hanno assoluto bisogno per l'assistenza di minori, disabili o anziani.
La situazione sconta infatti la cronica insufficienza dei servizi di assistenza come asili nido, case di riposo, strutture specializzate.
Dopo la pubblicazione del ddl di bilancio 2018 è apparso un comunicato di protesta per l'esclusione del settore del lavoro domestico dalle nuove agevolazioni per le assunzioni previste dal 2018 (sgravio contributivo triennale del 50% per l'assuznione a tempo indeterminato di giovani) e per il mancato inserimento di detrazioni IRPEF, che erano state chieste sia per i contributi previdenziali che per i costi diretti di retribuzione dei lavoratori domestici.
Solo pochi giorni fa l'istat ha diffuso i dati che evidenziano come il 51% del lavoro nero si realizzi nel settore dei servizi e "circa 3,3 miliardi vengono evasi per lo più nel comparto domestico e di cura” aveva dichiarato Andrea Zini, vicepresidente Assindatcolf. Da qui la sua proposta: “Per invertire la tendenza, che ad oggi consacra il settore domestico come vero e grande contenitore di irregolarità, è indispensabile rendere il lavoro regolare meno caro di quello in nero. La nostra ‘ricetta’ è quella della deduzione del costo del lavoro domestico, un meccanismo che consentirebbe alle famiglie che ad oggi non possono fare a meno di un aiuto domestico in casa (in particolare per l’assistenza ad anziani, malati cronici e bambini) di dedurre dalla dichiarazione dei redditi sia la parte contributiva, che quella della retribuzione di colf, badanti e baby sitter, che rappresenta anche la parte più onerosa”.
Il recente comunicato ASSINDATCOLF del 17 ottobre, in particolare lamenta che "il comparto domestico è stato anche escluso dalle misure adottate per incentivare l’occupazione giovanile. Allargare la platea di giovani, includendo anche badanti, baby sitter e colf, avrebbe anche dato un segnale chiaro alle famiglie, che in questo modo avrebbero potuto risparmiare nel pagare i contributi ai proprio domestici. Non bisogna dimenticare – conclude il vice presidente Assindatcolf - che proprio a causa di un sistema di welfare pubblico insufficiente le famiglie sono costrette ad assumere domestici e nel caso degli anziani, facendo anche risparmiare il sistema sanitario nazionale. Ma, invece di riconoscergli questo ruolo importantissimo, il Governo se ne dimentica sistematicamente anche quando si tratta di fare gesti simbolici, perché i giovani nel settore sono circa 3000 unità e stabilizzarli sarebbe stata una scelta di certo non onerosa”.
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