La Corte europea per i diritti umani di Srasburgo ha emesso una nuova sentenza in tema di controllo datoriale sulle mail del lavoratore che fissa ulteriori paletti nella possibilità dei datori di lavoro di avere accesso agli account e indirizzi mail aziendali dei propri dipendenti. In quest'ultimo caso la Grande sezione della corte di giustizia ha ribaltato addirittura una propria sentenza di primo grado in cui aveva dato torto al lavoratore giustificando i controlli del datore di lavoro
Il caso riguardava un lavoratore romeno licenziato per aver utilizzato un account aziendale di servizio clienti anche per messaggi personali.
I tribunali rumeni avevano dato ragione al datore di lavoro e ugualmente la prima sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo a cui si era rivolto il lavoratore invocando il diritto alla privacy protetto dall’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. La grande sezione della Corte ha affermato infatti che:
1) la privacy del lavoratore deve essere protetta da eventuali abusi da parte del datore di lavoro, soprattutto sotto il profilo dell’informazione preventiva sull’uso dei controlli;
2) il datore di lavoro avrebbe potuto fare uso di modalità meno intrusive per i controlli;
3) che l’accesso ai contenuti della sua corrispondenza a sua insaputa non avrebbe potuto essere possibili .
E' di pochi mesi fa anche la raccomandazione del Garante nazionale in materia di accesso alle mail dei dipendenti .
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