Il presidente del Consiglio Renzi ha annunciato la scorsa settimana che il Governo sta preparando un provvedimento riguardante la flessibilità in uscita, di cui a lungo si è parlato nei mesi scorsi. Si tratta di una norma che probabilmente vedrà la luce con la prossima Legge di stabilità andando quindi in vigore nel 2017 e che permetterà di andare in pensione in anticipo di tre anni, al massimo, con una penalizzazione sull'assegno proporzionale al numero di anni . La stampa specializzata anticipa che il gruppo di lavoro guidato dal sottosegretario Nannicini sta mettendo appunto una proposta che attende l'ok del presidente Renzi e del ministro dell'economia Padoan ( oltre che un probabile confronto con le parti sociali) e che si puo sintetizzare come segue:
SOGGETTI INTERESSATI i nati dal maggio 1951 a fine 1953 , quindi coloro che ormai prossimi alla pensione hanno subito il rinvio previsto dalla Riforma Fornero e non rientranti nella salvaguardia dei decreti correttivi. In particolare:
Per le donne in particolare , quest'anno dovrebbero rientrare solo coloro che non hanno raggiunto nel 2015 i requisiti della cosiddetta OPZIONE DONNA che permetteva già alle lavoratrici di queste classi di uscire con 20 anni di contributi maturati al 31.12.2011.
IL MECCANISMO: si tratta di una riforma riguardante la pensione di vecchiaia che sarà strutturale, quindi ogni anno slitterà in avanti il triennio di applicazione
CALCOLO DELLA PENALIZZAZIONE Dovrebbe trattarsi del 2,3% per ogni anno di anticipo sugli assegni fino al triplo della pensione minima mentre su quelli più alti (oltre 1500 euro ) si potrebbe arrivare all’8% . Le aliquote vanno applicate alla quota retributiva maturata:
I DUBBIO
Non è ancora chiaro se la quota di pensione contributiva ridotta verrà calcolata con il coefficiente di trasformazione corrispondente alla data di pensionamento effettivo o quello ordinario . In questo caso per il finanziamento dei maggiori costi saranno chiamate in causa banche e assicurazioni per potrebbero anticipare gli importi al pensionato o all’erario e che sarebbero poi restituiti a partire dal momento di pensionamento ordinario.
Nessuna anticipazione invece sul fatto se la riforma riguarderà solo i lavoratori privati o anche il pubblico impiego .