Il Decreto legislativo sul riordino dei contratti e la disciplina delle mansioni varato dal Governo lo scorso 11 giugno contiene due novità di grande impatto . Si interviene sull’articolo 2103 del Codice civile che regola la possibilità di variare le mansioni del lavoratore, finora estremamente limitata dallo Statuto del lavoratore.
Innanzitutto la norma introduce lo jus variandi del datore di lavoro. In pratica il datore di lavoro diventa titolare del potere di modificare l’oggetto del contratto di lavoro anche senza il consenso del lavoratore. Nel caso di nuove attività produttive o mutate esigenze organizzative dell’azienda si potrà arrivare anche a un inquadramento inferiore. In caso di contenzioso il giudice non dovrà fare valutazioni comparative tra le vecchie e nuove mansioni ma solo decidere se il cambiamento era necessario e giustificato in rapporto al nuovo assetto organizzativo o produttivo della società.
In secondo luogo datori di lavoro e lavoratori potranno concordare modifiche delle mansioni di lavoro in sede pubblica ossia sindacale o davanti al giudice o alla commissione.