La Corte di giustizia dell’Unione europea ha statuito con la sentenza nella causa C 438 2022 che le tariffe minime di compenso professionale degli avvocati devono disapplicate dal giudice in quanto costituiscono una violazione delle norme Ue sulla libera concorrenza.
La novità potrebbe avere un impatto rilevante rispetto alla recente legge italiana sull'equo compenso.
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Vediamo piu in dettaglio la causa e le motivazioni della Corte .
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Il caso riguardava una causa discussa presso il Tribunale di Sofia per una richiesta di risarcimento dalla società assicuratrice per il furto di un veicolo .
La richiesta includeva anche il compenso dell’avvocato concordato in precedenza tra le parti. La società aveva contestato l'onorario del professionista perché ritenuto eccessivo e il giudice aveva accolto la richiesta di riduzione sulla base di una legge nazionale bulgara che consente di abbassare gli onorari professionali.
A seguito del ricorso contro questa decisione il giudice ha deciso di rivolgersi alla Corte dell’UE per la corretta interpretazione dell’art. 101, par. 1, del TFUE.
il giudice del rinvio chiedeva precisazioni per quanto riguarda, in primo luogo, gli «obiettivi legittimi» che dovrebbe perseguire una normativa nazionale sui compensi professionali minimi, e in secondo luogo, per quanto riguarda il controllo che tale giudice è chiamato a effettuare in tale contesto
Il giudice si chiedeva come, e sulla base di quali parametri, debbano essere valutati la legittimità dell'obiettivo di garantire una assistenza legale di qualità nonché l’adeguatezza e la proporzionalità della tariffa che fissa importi minimi , per tale obiettivo.
Veniva ricordato che il Consiglio superiore dell’ordine forense bulgaro , i cui membri sono tutti avvocati eletti dai loro colleghi, agisce, in assenza di qualsiasi controllo da parte delle autorità pubbliche e di disposizioni idonee a garantire che esso si comporti quale emanazione della pubblica autorità, come un’associazione di imprese, ai sensi dell’articolo 101 TFUE,
Come già dichiarato dalla corte, la determinazione degli importi minimi degli onorari d’avvocato, come quella oggetto del procedimento in questione, equivale alla determinazione orizzontale di tariffe minime imposte, vietata dall’articolo 101, paragrafo 1, TFUE
La Corte ricorda una precedente decisione in cui si è affermato che l’esperienza mostra che tali onorari fissi non hanno effetto sulla qualità dei servizi ma determinano riduzioni della produzione e aumenti dei prezzi, dando luogo a una cattiva allocazione delle risorse a detrimento, in particolare, dei consumatori (sentenza del 2 aprile 2020, Budapest Bank e a., C‑228/18, EU:C:2020:265, punto 36 e giurisprudenza ivi citata).
Detti comportamenti devono, quindi, essere qualificati come «restrizioni per oggetto», in quanto rivelano un grado sufficiente di dannosità nei confronti della concorrenza, a prescindere dal livello a cui è fissato il prezzo minimo.
La corte conclude quindi che l’articolo 101, paragrafo 1, TFUE, in combinato disposto con l’articolo 4, paragrafo 3, TUE, dev’essere interpretato nel senso che una normativa nazionale che, da un lato, non consente all’avvocato e al suo cliente di pattuire un compenso inferiore all’importo minimo fissato da un regolamento adottato da un’organizzazione professionale di avvocati,e, dall’altro, non autorizza il giudice a disporre la rifusione degli onorari per un importo inferiore a tale minimo, dev’essere considerata una restrizione della concorrenza «per oggetto» .
In presenza di una simile restrizione, non possono essere invocati, gli obiettivi legittimi asseritamente perseguiti da detta normativa nazionale.
Sulla questione del potere del giudice rispetto all'applicazione dei tariffari minimi si afferma che un giudice nazionale, qualora constati che un regolamento che fissa gli importi minimi degli onorari degli avvocati viola l’articolo 101, paragrafo 1, TFUE, è tenuto a rifiutare l’applicazione della normativa nazionale che rende obbligatorio tale regolamento.
Nello specifico la sentenza afferma che :
1) L’articolo 101, paragrafo 1, TFUE, in combinato disposto con l’articolo 4, paragrafo 3, TUE, dev’essere interpretato nel senso che, nell’ipotesi in cui un giudice nazionale constati che un regolamento che fissa gli importi minimi degli onorari degli avvocati, reso obbligatorio da una normativa nazionale, è contrario a detto articolo 101, paragrafo 1, esso è tenuto a rifiutare di applicare tale normativa nazionale nei confronti della parte condannata a pagare le spese corrispondenti agli onorari d’avvocato, anche qualora tale parte non abbia sottoscritto alcun contratto di servizi d’avvocato e di onorari d’avvocato.
2) L’articolo 101, paragrafo 1, TFUE, in combinato disposto con l’articolo 4, paragrafo 3, TUE, dev’essere interpretato nel senso che una normativa nazionale che, da un lato, non consente all’avvocato e al suo cliente di pattuire un compenso inferiore all’importo minimo fissato da un regolamento adottato da un’organizzazione professionale di avvocati, come il Visshia advokatski savet (Consiglio superiore dell’ordine forense), e, dall’altro, non autorizza il giudice a disporre la rifusione degli onorari per un importo inferiore a tale minimo, dev’essere considerata una restrizione della concorrenza «per oggetto», ai sensi di tale disposizione. In presenza di una simile restrizione, non possono essere invocati, al fine di sottrarre il comportamento in questione al divieto degli accordi e delle pratiche restrittivi della concorrenza, enunciato all’articolo 101, paragrafo 1, TFUE, gli obiettivi legittimi asseritamente perseguiti da detta normativa nazionale.
3) L’articolo 101, paragrafo 2, TFUE, in combinato disposto con l’articolo 4, paragrafo 3, TUE, dev’essere interpretato nel senso che, nel caso in cui un giudice nazionale constati che un regolamento che fissa gli importi minimi degli onorari degli avvocati, reso obbligatorio da una normativa nazionale, viola il divieto enunciato all’articolo 101, paragrafo 1, TFUE, esso è tenuto a rifiutare l’applicazione di tale normativa nazionale, anche quando gli importi minimi previsti da tale regolamento riflettono i prezzi reali del mercato dei servizi d’avvocato.