E' stato pubblicato pochi giorni fa il decreto ministeriale che istituisce lo speciale visto di ingresso in Italia per i lavoratori nomadi digitali, ma chi sono e cosa si intende lavoro altamente qualificato da remoto?
Facciamo un po' di chiarezza sui termini utilizzati per il nuovo trend del lavoro "agile" che si svolge senza vincoli in paesi stranieri ed è sempre più diffuso nel mondo e vediamo le principali novità del decreto.
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A seguito del sempre maggiore utilizzo delle tecnologie digitali come strumenti di lavoro da molti anni si è diffusa la possibilità di lavoro fuori dalla sede aziendale, prima con il "telelavoro" poi con lo smart working o lavoro agile , esploso in particolare durante la pandemia da COVID 19.
Anche dopo il termine dell'emergenza la modalità di lavoro senza vincoli di luogo e di tempi predefiniti è rimasta molto attiva e presente in modo massiccio in particolare nelle grandi aziende.
Per i datori di lavoro infatti lo smart working è risultato spesso vantaggioso in termini di minori costi aziendali mentre i lavoratori ne apprezzano la possibilità di migliore conciliazione tra vita e lavoro.
Va anche ricordato che l'eliminazione delle barriere doganali in Europa e la diffusione di una mentalità comunitaria tra le giovani generazioni già da tempo aveva favorito una maggiore mobilità lavorativa nel nostro continente
E' sempre più diffuso dunque in tutto il pianeta in particolare il fenomeno dei nomadi digitali ovvero i lavoratori qualificati, professionisti , imprenditori ma anche dipendenti di grandi aziende, specialmente multinazionali oppure di organizzazioni non governative che possono svolgere le loro prestazioni senza una base fissa di lavoro e si spostano seguendo sia regimi fiscali favorevoli che preferenze personali o esigenze familiari e non ultime le agevolazioni amministrative.
Si parla ad esempio di workation per definire lunghi periodi di lavoro in località di vacanza ma ci sono anche scelte piu a lungo termine.
Secondo le agenzie specializzate come Nomad embassy ad esempio, sono sempre piu diffusi i trasferimenti in Portogallo, Spagna Malesia, Malta,Grecia, Ungheria, Brasile e Repubblica Ceca ma anche in Thailandia, che, ad esempio garantisce l'ingresso e la permanenza agli stranieri addirittura per 10 o 20 anni per chi ha redditi sopra i 15mila o 40mila dollari e/o lavora per una multinazionale
Il lavoro digitale nomade è caratterizzato infatti da alta qualificazione e da reddito significativo che solitamente consente di ottenere agevolmente visti di ingresso e di lavoro quasi ovunque nel mondo.
In questa ottica si inserisce il nuovo decreto del ministero dell'interno che ha istituito il digital nomad visa che consente l'ingresso in iIalia di lavoratori extracomunitari, al di fuori delle quote di ingresso definite con i decreti flussi
Vedi il testo del decreto in Nomadi digitali e lavoro da remoto decreto in GU
Il decreto era atteso dal 2022 quando il D.L. 4 (c.d. Sostegni-ter), aveva escluso la necessità del nulla osta al lavoro per cittadini di Paesi terzi che svolgono attività lavorativa altamente qualificata in Italia da remoto.
In questo modo si intende favorire l’ingresso in Italia di lavoratori qualificati , spingendo la competitività del nostro paese nel contesto lavorativo globale, in un ottica che è comune anche ai regimi fiscali agevolati per i cosiddetti impatriati che rientrano in Italia dopo una permanenza all'estero.
Leggi in proposito Regime impatriati 2024 le novità in GU
Per approfondire vedi il completo e book I regimi fiscali dei lavoratori impatriati
Il decreto ministeriale del 9 marzo 2024distingue:
e specifica che per entrambi no è richiesto il nulla osta provvisorio ma sono necessarie le seguenti condizioni:
a) dispongano di un reddito minimo annuo non inferiore al triplo del livello o previsto per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria circa 25mila euro , maggiorati in caso di familiari a carico
b) dispongano di una assicurazione sanitaria per cure mediche e ricovero ospedaliero valida per il territorio nazionale e per il periodo del soggiorno;
c) dispongano di una idonea documentazione relativa alle modalita' di sistemazione alloggiativa;
d) dimostrino un'esperienza pregressa di almeno sei mesi nell'ambito dell'attivita' lavorativa da svolgere come nomade digitale o lavoratore da remoto;
e) presentino il contratto di lavoro o collaborazione o la relativa offerta vincolante, se lavoratori da remoto, per lo svolgimento di una attivita' lavorativa che richiede il possesso di uno dei requisiti di cui all'art. 27-quater, comma 1, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286.
Il decreto specifica quindi le modalità di richiesta del visto e del permesso di soggiorno.
IL DM si occupa in fine del trattamento fiscale e previdenziale, e specifica che ordinariamente gli obblighi dei lavoratori stranieri soggetti alla legislazione fiscale e sociale di un Paese terzo, sono regolati dalle convenzioni bilaterali in materia fiscale e di sicurezza sociale stipulate tra l’Italia e il Paese interessato. In mancanza di tali convenzioni, si applica la normativa italiana. Cio vale anche per i lavoratori nomadi digitali
Questi ricevono quindi con il permesso di soggiorno il codice fiscale italiano e , se lavoratori autonomi dovranno richiedere un numero di partita IVA.