Attualità Pubblicato il 20/11/2024

Tempo di lettura: 1minuto

Montante contributivo pensioni: rivalutazione 2024

di Redazione Fisco e Tasse

Istat comunica il tasso di rivalutazione del montante dei contributi accantonati fino a dicembre 2023, per il calcolo delle pensioni soggette al metodo contributivo: 3,66%



Per il calcolo delle pensioni  con calcolo interamente contributivo o misto,  il montante  di contributi versati al 31 dicembre 2023 sarà rivalutato del 3,6622%, secondo quanto comunicato in questi giorni  dall’Istat. 

Il tasso di capitalizzazione annuo è stato calcolato sulla base del tasso medio annuo composto di variazione del PIL nominale dal 2019 al 2023 e ufficializzato dal Ministero del Lavoro. La rivalutazione rappresenta un elemento essenziale per determinare l'importo iniziale delle pensioni calcolate, in tutto o in parte, con il metodo contributivo.

La rivalutazione del 3,6622% per il 2023 segna un incremento significativo rispetto al tasso del 2,3082% dell’anno precedente. 

Questo valore  infatti è comparabile ai livelli del periodo 2006-2009, dopo il quale la crisi economica aveva ridotto sensibilmente i tassi di rivalutazione, in alcuni casi portandoli addirittura  a livelli negativi. (Ad esempio  nel 2019  il coefficiente di rivalutazione è  stato pari a 1,018254, il che significa che un  montante  di contributi versati  di 100mila euro con  tale  coefficiente di  rivalutazione  produce una  base per il calcolo dell'assegno pensionistico  pari a circa 101.800 euro).

Va detto comunque che la normativa vigente prevede che i tassi negativi vengano riportati a zero, evitando sempre  riduzioni del montante contributivo accumulato.

L'articolo continua dopo la pubblicità

Il calcolo del metodo contributivo

Nel sistema contributivo, sulla base della legge Dini del 1995 i contributi versati dai lavoratori vengono rivalutati annualmente in base al tasso di capitalizzazione, con un meccanismo cumulativo che prosegue fino al pensionamento. 

Il montante accumulato e rivalutato  viene poi moltiplicato per i coefficienti di trasformazione, fissati con decreto biennale dal ministero del lavoro, e che sono sempre differenziati  in base all’età del pensionando, favorendo i pensionati più anziani. 

Questo metodo si applica integralmente per chi ha iniziato a versare dal 1996 e, parzialmente, per chi ha contributi antecedenti al 1996 o al 2012, a seconda dell'anzianità contributiva. 

È utilizzato anche in situazioni specifiche, come il pensionamento con quota 103 dal 2024, l’opzione donna e le pensioni in totalizzazione.



TAG: Pensioni 2024 La rubrica del lavoro