Domanda e Risposta Pubblicata il 06/12/2023

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Reverse charge o inversione contabile: cos'è e come funziona?

di Dott.ssa Francesca Iaccarino

Reverse charge: assolvimento dell'Iva posto a carico dell'acquirente. Contrasto a frode, evasione ed elusione fiscale e riguarda i settori più rischiosi come quello edilizio



Ai sensi dell’art. 17, comma 1, del D.P.R. n. 633 del 26.10.1972 i “debitori dell’imposta” sono coloro che effettuano le cessioni dei beni e le prestazioni di servizi imponibili. 

La disposizione generale è derogata al successivo comma 5 dell’art. 17, che istituisce il meccanismo del Reverse charge – in italiano “inversione contabile” – in base al quale il soggetto passivo cessionario o committente diviene debitore dell’imposta in luogo, rispettivamente, del cedente o prestatore. 

Come funziona il reverse charge?

In sostanza, in deroga alla regola generale, laddove deve (o può) essere applicato il meccanismo del Reverse charge:

La ratio dell’istituto in esame è di “semplificare” la riscossione dell’IVA nonché di contrastare la frode, l’evasione e l’elusione fiscale, infatti il meccanismo evita la possibilità che il debitore del tributo (cedente/prestatore) ometta il versamento e, al contempo, l’acquirente (cessionario/committente) rivendichi il proprio credito IVA. 

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Reverse charge interno e reverse charge esterno

Il Reverse charge può essere distinto in:

In aggiunta alle fattispecie espressamente previste alle disposizioni sopra menzionate, il Legislatore, con l’art. 17, comma 7, D.P.R. n. 633/1972, attribuisce al MEF il potere di individuare con decreti di natura non regolamentare ulteriori operazioni da assoggettare ad inversione contabile:

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