Il decreto legge n. 223 del 04 luglio 2006 (in G.U. n. 153 del 04/07/2006) ha determinato la giusta reazione dei professionisti perché, senza alcuna giustificazione di necessità ed urgenza, ha sconvolto le regole del lavoro autonomo non solo dal punto di vista organizzativo ma anche dal punto di vista fiscale, con una manovra ingiustificata ed incoerente , oltre che incostituzionale.
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Dal 04 luglio 2006, sono state abrogate le disposizioni legislative e regolamentari che prevedono, con riferimento alle attività libero professionali ed intellettuali:
Al tempo stesso, dal punto di vista fiscale, sono state introdotte le seguenti modifiche:
Infine, non bisogna dimenticare l'assurda interpretazione ministeriale (DRE Piemonte, in occasione dell'evento MAP - 6 aprile 2006), secondo la quale il professionista, nella compilazione della parcella, deve addebitare, oltre all'importo relativo all'onorario, anche le spese sostenute dal committente, assoggettando gli importi (onorari e spese) all'IVA ed alla ritenuta d'acconto IRPEF; in ogni caso, le spese per alberghi e ristoranti sono interamente deducibili se sostenute dal committente per conto del professionista e da questi esposte in parcella in modo specifico.
Da ultimo, la manovra-bis contiene diverse misure volte a potenziare l'azione di controllo e rettifica del fisco sia attraverso l'ampliamento delle attribuzioni e dei poteri degli uffici sia attraverso un rafforzamento del flusso informativo con le banche e gli altri operatori del settore finanziario, in grado di ridurre sensibilmente i tempi ed i costi necessari per i controlli nei confronti dei professionisti.
Queste le novità più rilevanti:
Va ribadito che le nuove disposizioni sono operative dal 04 luglio 2006.
Occorre, però, rilevare che non è facile comprendere cosa accade se il professionista non si adegua alle nuove, restrittive regole.
La normativa non prevede esplicite sanzioni né viene previsto che se, ad esempio, i pagamenti sono effettuati per cassa non viene consentita la deduzione dei costi sostenuti.
In ogni caso, si può affermare che il mancato assolvimento dei nuovi obblighi comporta l'irrogazione della sanzione prevista dall'art. 9 D.Lgs. n. 471 del 18/12/1997, cioè la sanzione amministrativa da euro 1.032 ad euro 7.746 per l'irregolare tenuta della contabilità.
A questo punto, dalla lettura delle succitate norme, è facile rilevare l'intento governativo di liberalizzare l'esercizio delle professioni ed al contempo rafforzare i poteri del fisco in tema di accertamenti e controlli ma ciò, secondo me, è un comportamento alquanto incoerente perchè delle due l'una:
Infatti, sino ad oggi, gli studi di settore per i professionisti, monitorati per gli anni 2004 e 2005 ma che saranno resi definitivi entro il 31 marzo 2007 (art. 7, comma 2, decreto del 05/04/2006 del Ministero dell'Economia e delle Finanze) sono tarati anche sulle tariffe medie (cioè tra il minimo ed il massimo degli onorari), come può leggersi, per esempio, dalla circolare dell'Agenzia delle Entrate n. 32/E del 21/06/2005, alla voce studio di settore TK04U - Attività degli studi legali.
E' logico, quindi, che se l'attuale Governo intende:
Con la manovra-bis, invece, il Governo cerca di ottenere un doppio risultato, quello cioè di liberalizzare, senza alcun limite, l'esercizio della professione, determinando, peraltro, uno svilimento ed una dequalificazione della stessa, a danno dello stesso cliente che demagogicamente si vorrebbe tutelare, ed al tempo stesso lasciando inalterati, anzi peggiorando , i criteri di controllo e di accertamento, quali gli studi di settore, con effetti retroattivi.
In conclusione, se si vuole una liberalizzazione , questa deve valere anche per il professionista nei confronti del fisco, nel senso che non ci deve essere alcuno studio di settore che stabilisca presuntivamente redditi che non hanno alcuna sicura regola di preventiva determinazione dei minimi tariffari.
TERTIUM NON DATUR.
Lecce, 14 luglio 2006
AVV. MAURIZIO VILLANI