Speciale Pubblicato il 24/07/2024

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Il Tax Control Framework volontario per le PMI

di Redazione Fisco e Tasse

Il Decreto 221/2023 e l’adozione volontaria del sistema di controllo del rischio fiscale da parte delle PMI



Il Decreto 221/2023 introduce la possibilità per le PMI di adottare volontariamente un sistema di controllo del rischio fiscale, noto come Tax Control Framework (TCF)

Il Decreto 221/2023 ha dunque potenziato il regime dell'adempimento collaborativo attraverso l’ampliamento della platea dei contribuenti con la riduzione dei parametri dimensionali dei soggetti ammissibili. 

In particolare, dal 2024 possono accedere le imprese con  ricavi o fatturato di almeno 750 milioni di Euro, che verranno ridotti ulteriormente a 500 milioni dal 2026 e 100 milioni dal 2028.

Nello specifico, la misura che si rivolge alle imprese con ricavi inferiori a 100 milioni di euro, offre vantaggi significativi come la riduzione delle sanzioni amministrative e la non punibilità per infedele dichiarazione, a condizione che ci sia una disclosure preventiva delle singole fattispecie di rischio fiscale attraverso lo strumento dell'interpello (preventivo) sui singoli rischi fiscali.

La strategia fiscale prevede l’adozione di un documento strategico da parte degli amministratori, che definisce gli obiettivi e le azioni per la gestione del rischio fiscale dell'impresa.

Segue un breve approfondimento sul tema. 

Si fa presente che si tratta di un estratto dall’eBook Adempimento collaborativo grandi imprese e PMI  della dott.ssa Monica Peta.

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PMI e adozione volontaria del TCF. Novità e prime riflessioni

Il Decreto 221/2023 aggiunge un’importante novità rispetto al passato, prevedendo l’adozione volontaria del sistema di controllo del rischio fiscale da parte dei contribuenti che non possiedono i parametri dimensionali per aderire al regime di adempimento collaborativo di cui all'articolo 7. In particolare la norma recita: “ i contribuenti che non possiedono i requisiti dimensionali, possono optare per l'adozione di un sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale, in base a quanto previsto dall'articolo 4, dandone apposita comunicazione all'Agenzia delle Entrate. Il Tax Control Framework volontario interessa le imprese piccole e medie italiane, cuore pulsante del tessuto produttivo, con ricavi che non superano la soglia dei 100 milioni di euro. La preventiva comunicazione di rischi fiscali che possa escludere o ridurre l'entità delle sanzioni è un effetto premiale indubbiamente rilevante del TCF volontario. La nuova disposizione deve tra l’altro leggersi insieme agli altri aspetti comuni alle sanzioni amministrative e penali per le quali il legislatore ha riposto l’esimente sanzionatoria nella preventiva comunicazione dei rischi fiscali. 

L'opzione ha effetto dall'inizio del periodo di imposta in cui è esercitata, ha una durata di due periodi d'imposta ed è irrevocabile. Al termine del predetto periodo, l'opzione si intende tacitamente rinnovata per altri due periodi d'imposta, salvo espressa revoca da esercitare secondo le modalità e i termini previsti per la comunicazione dell'opzione. Gli effetti dell’articolo 6 del Decreto, comporta per l'impresa una mitigazione delle sanzioni amministrative tributarie, ridotte ad 1/3 dei minimi edittali, e la non punibilità per il reato di infedele dichiarazione quanto agli elementi attivi sottratti a imposizione. Questi benefici, tuttavia, operano unicamente in caso di disclosure preventiva delle singole fattispecie di rischio fiscale attraverso lo strumento dell'interpello (preventivo) sui singoli rischi fiscali. In altre parole, non viene riconosciuto alcun aspetto automaticamente premiale e nessuna protezione per aver predisposto un tax control framework peraltro soggetto all'obbligo di certificazione. La redazione di una mappa dei rischi fiscali che rappresenta un connotato necessario del certificato, non comporterebbe neppure la premialità limitata attualmente riconosciuta dal Decreto per soggetti in adempimento collaborativo. 

Per contro, la predisposizione di un granulare ricognizione di dei rischi fiscali nella mappa del TCF rappresenta  un biglietto di ingresso da staccare per accedere al regime del c.d. penalty protection del regime di adempimento collaborativo.

L’eBook analizzano le singole componenti del TCF secondo le linee guida dell’Agenzia delle entrate.

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PMI e TCF: adozione volontaria del sistema di controllo del rischio fiscale e strategia fiscale

La strategia fiscale, o tax strategy è il  ‘Documento’ scritto e firmato dagli amministratori (o dal CDA) della società contenente un piano di azione di lungo periodo che sia a livello strategico, sia a livello operativo definisce della gli obiettivi della società nella gestione della variabile fiscale.

La strategia deve riflettere la propensione al rischio fiscale dell'impresa, c.d. tax risk appetite che si manifesta in:

Così definita la strategia fiscale, oltre ai principi deve includere le azioni da seguire per poter posizionare la società sui livelli di rischio prescelti. Inoltre, nei casi in cui dovessero persistere margini di incertezza sull’interpretazione delle norme tributarie la società si adopera in piena trasparenza nei confronti dell'amministrazione finanziaria al fine di divenire all'applicazione del trattamento fiscale ritenuto più corretto. Qualora intervengano dei cambiamenti, sia a livello strategico, sia a livello operativo, è necessario aggiornare il Documento in modo da essere sempre coerente con la propensione al rischio fiscale dell'azienda rispetto ai nuovi obiettivi prescelti. La modifica va comunicata all'ADE presso la sede dove è stata depositata l'istanza di esenzione al regime di cooperative compliance. 

Gli obiettivi della società nella gestione della variabile fiscale possono riguardare a titolo esemplificativo e non esaustivo: 

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