Il mutamento in atto nelle dinamiche demografiche mondiali e regionali, comporterà un necessario cambiamento dei modelli di business delle banche, in particolare di quelle che hanno un’attività territorialmente circoscritta.
Ne parla un recente documento della Banca dei Regolamenti Internazionali dal titolo “Aging gracefully: steering the banking sector through demographic shifts”.
Come cambierà il panorama demografico globale? La trasformazione è in atto e l’invecchiamento della popolazione finirà con l’alterare in modo radicale la composizione della popolazione, per la presenza di più anziani associata ad un minor numero di giovani nella fascia attiva; queste trasformazioni influenzeranno le dimensioni totali della popolazione. Attualmente, oltre due terzi della popolazione mondiale è concentrata in nazioni in cui i tassi di fertilità scendono al di sotto del livello di sostituzione (2,1 nascite per donna).
Tendenza alla contrazione delle nascite che si estende alle 15 principali economie globali e trascende i confini geografici e di sviluppo, comprendendo anche Cina e India. Dal 2019, un numero maggiore di paesi presenta tassi di fertilità al di sotto della soglia di sostituzione. È un cambiamento che viene da lontano; è il risultato di una transizione demografica durata due secoli, che è stata caratterizzata da una diminuzione dei tassi di mortalità e di fertilità.
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Secondo i dati dell'ONU si prevede che l’aspettativa di vita media, che era pari a circa 74 anni nel 2022, raggiungerà i 77 anni nel 2050 e gli 82 anni nel 2100. Di questo passo, si prevede che la percentuale di anziani andrà aumentando in modo consistente, passando dal 10% al 24% entro il 2100. La popolazione mondiale, in linea con le previsioni attuali, raggiungerà il picco entro il 2090, per poi diminuire entro la fine del secolo.
Una tendenza globale all’invecchiamento della popolazione di queste proporzioni, soprattutto nelle economie avanzate, avrà profonde implicazioni per il panorama economico e in particolare per il settore finanziario. Ad esempio, l’invecchiamento della popolazione produrrà certamente effetti sui profili di rischio delle assicurazioni (nel ramo vita, malattia e nei fondi per la gestione delle pensioni integrative) e dei fondi pensione, ma anche le banche non saranno risparmiate da questi stravolgimenti.
L’invecchiamento della popolazione potrebbe costringere gli istituti di credito a riassestare la gestione degli attivi, con effetti sia sulle attività che sulle passività.
In effetti, ne uscirà depotenziato il tradizionale ruolo della trasformazione delle scadenze che diminuirà proprio grazie all’invecchiamento della popolazione.
Questo perché è noto che la domanda di credito è inferiore per le persone più anziane, che aumenteranno sul totale della popolazione, proprio nei paesi che invecchiano.
Per questo motivo le banche saranno costrette a perseguire strade alternative diversificando il proprio business; una diversificazione degli impieghi che potrebbe condurre ad una riduzione delle offerte di prestiti, con contestuale aumento degli investimenti in azioni e obbligazioni private e pubbliche.
Cambiamenti strategici che non è escluso che possano portare a nuovi flussi di entrate, ma al contempo anche ad un aumento dei potenziali rischi per il bilancio delle banche ed in ultima analisi per la stabilità finanziaria del sistema.
Andamenti di questo tipo non riguarderanno solo gli istituti di credito, ma molte altre imprese; è vero, infatti, che popolazioni con un maggior numero di anziani manifesteranno attitudini di consumo e risparmio molto diverse da quelle attuali.
L'ipotesi del ciclo di vita di Modigliani, seppur criticato da alcuni economisti, ci suggerisce che le persone tendono a gestire i consumi nel corso della loro vita, tenendo conto, oltre che del reddito, anche dell’età.
Questo comporta una maggiore spesa e accumulo di debiti nella prima età adulta, con bassi tassi di risparmio, con un incremento del risparmio negli anni di picco del reddito e poi con lo scorrere degli anni una riduzione dei consumi, soprattutto di beni durevoli, e il successivo utilizzo dei risparmi durante la pensione (il ciclo di vita graficamente a forma di gobba).
E modelli di consumo e risparmio diversi avranno, certo, effetti ed impatti significativi sulla potenziale crescita economica, facendo crescere le spese fiscali, in particolare nel settore sanitario e pensionistico. Le imprese che si occuperanno dei servizi alla persona potrebbero beneficiare del cambiamento in atto ma al contrario quelle che hanno nel proprio target i giovani subiranno potenziali contraccolpi.
Quindi, le banche dovranno fare attenzione anche alla gestione degli impieghi in quei settori più esposti ai mutamenti nei consumi.
Paesi con una popolazione in cui sono presenti molti giovani possono sfruttare quello che viene definito un “dividendo demografico”, mentre le società più anziane subiranno una “tassa demografica”, in cui i costi saranno associati all’invecchiamento della popolazione.
Più in generale, sono stati fatti degli studi, ad esempio da parte dell’FMI (Fondo Monetario Internazionale), nel 2017 che hanno fatto luce sulle sfide affrontate dalle banche regionali in Giappone, dove l’invecchiamento demografico ha portato ad una riduzione della domanda di credito e quindi ad una maggiore concorrenza con la contrazione dei margini di interesse netti, con effetti e incidenza negativa sulla redditività bancaria.
Sempre per gli istituti di credito occorre ricordare che nelle società che tendono ad invecchiare, la propensione verso investimenti sicuri a lungo termine si potrebbe ampliare, determinando uno spostamento dalle scadenze a breve a quelle a lungo termine. Una siffatta dinamica potrebbe contribuire all’appiattimento della curva dei rendimenti, con effetti negativi sulla redditività delle banche.
Infatti, una curva dei rendimenti appiattita creerebbe una contrazione degli utili del settore bancario e questo sarà particolarmente più grave per le banche piccole che sono maggiormente dipendenti dai depositi e che hanno una diversificazione limitata.
Certamente si aprirà la strada a finanziamenti per le spese sanitarie e prestiti garantiti da ipoteche su immobili (le cd ipoteche inverse) ma queste operazioni non compenseranno la diminuzione di prestiti alle fasce più giovani, con una riduzione netta dell’attività degli impieghi alle famiglie.
Le compagnie di assicurazione e gli altri intermediari finanziari che operano nel settore delle polizze sanitarie e delle rendite avranno un incremento della domanda per i loro prodotti, ma questo potrebbe non attenuare i rischi, anzi aumentarli; ciò in considerazione del fatto, ad esempio, che, mentre la vigilanza sulle banche è più radicata e stringente, lo è meno quella sugli altri intermediari finanziari.
Queste trasformazioni richiederanno nuove sfide e importanti adeguamenti normativi, con modifiche dei quadri dispositivi e un rafforzamento delle attività di vigilanza e supervisione, al fine di mitigare i nuovi rischi che si profilano all’orizzonte per il sistema finanziario, dovuti non solo dal ridimensionamento delle attività delle banche ma anche a causa del ruolo crescente che potrebbero avere i soggetti non bancari nelle attività finanziarie future.