La GdF è intervenuta per sequestrare immobili e crediti d’imposta Superbonus in capo a due coniugi che hanno realizzato operazioni lecite ma finalizzate ad ottenere un vantaggio fiscale indebito. Il caso aiuta a capire come si muovono le indagini sull’abuso del diritto.
L'articolo continua dopo la pubblicità
Il 3 maggio scorso è apparso sul sito web della Guardia di Finanza un comunicato stampa relativo ad una presunta frode Superbonus.
In particolare, nell’ambito di un piano di interventi nei confronti di soggetti connotati da indici di “pericolosità fiscale”, è stata scoperta un’articolata operazione edilizia che ha portato al sequestro preventivo di circa 13 milioni di euro, importo corrispondente al valore dei beni immobili e dei crediti fiscali fittizi derivanti dal Superbonus.
Al centro della vicenda, come vedremo, ci sono alcuni temi sui quali si è spesso avuto modo di discutere, dalla costituzione fittizia di condomini al frazionamento catastale, il tutto passando attraverso il nebuloso concetto di “abuso del diritto”, in base al quale anche un comportamento di per sé lecito può essere considerato fraudolento.
Quanto pubblicato dalla GdF permette di comprendere più da vicino come funzionano le indagini in relazione a tale complessa figura giuridica, che presenta alcune incertezze di fondo, soprattutto se posta in relazione con la spettanza dei bonus edilizi.
L’abuso del diritto, infatti, è una fattispecie regolata dalla Legge 212/2000, art. 10-bis, che si configura quando una o più operazioni che hanno ripercussioni sul piano fiscale (come il frazionamento o la costituzione di un condominio) sono considerate prive di sostanza economica e, pur rispettando le norme vigenti, realizzano vantaggi indebiti.
In altre parole, sono operazioni elusive, prive di sostanza economica, e messe in atto con l'obiettivo principale di ottenere risparmi d’imposta attraverso l'utilizzo distorto di schemi giuridici di per sè leciti.
Ma su come, nel concreto, gli inquirenti possano verificare se si versa in una simile situazione di elusione del diritto tale da configurare un credito d’imposta illegale, resta in certa misura un mistero. Il recente comunicato stampa della GdF aiuta a fare chiarezza.
Il caso in cui è intervenuta la Guardia di Finanza si incentra su due contratti di compravendita immobiliare stipulati da una coppia di coniugi, aventi ad oggetto in entrambi i casi un fabbricato in stato di abbandono e l’annesso terreno agricolo.
Prima della stipula dei due rogiti, però, i coniugi procedevano, senza averne ancora titolo e con l’ausilio di alcuni professionisti compiacenti, al frazionamento catastale dei due fabbricati mediante la costituzione di 118 nuovi subalterni rispetto ai 4 originari.
Successivamente, essi procedevano a costituire due separati condomìni. Su tali condomini, poi, dopo aver ottenuto le prescritte autorizzazioni locali, venivano avviati importanti lavori di ristrutturazione edilizia, con demolizione e ricostruzione, i cui costi venivano agevolati col Superbonus 110%.
Ciò che colpisce è che nel comunicato della GdF viene sottolineato come la correttezza formale di tutti questi atti posti in essere dai due coniugi non è di per sé in grado di escludere la sussistenza di reati a loro carico. “Sebbene tali pratiche amministrative non presentino alcun profilo di illegalità nel rispetto della normativa di settore contenuta nel c.d. decreto rilancio che ha disciplinato l’agevolazione fiscale in argomento”, si legge, “tuttavia i finanzieri accertavano la fraudolenza di tale agire”.
Infatti, il menzionato frazionamento è stato effettuato “con l’unica finalità, come le indagini hanno dimostrato, di ottenere un beneficio fiscale di gran lunga maggiore rispetto all’importo spettante”.
In base alle regole che disciplinano il Superbonus, cioè, l’ammontare massimo di spesa detraibile per singola unità immobiliare è pari 96.000 euro, e laddove le proprietà non fossero state frazionate, con la costituzione (fittizia) dei due condomìni, “gli indagati avrebbero potuto usufruire del beneficio per un massimo di sole quattro unità immobiliari per un totale, facilmente ricavabile, di poche centinaia di migliaia di euro”.
Invece, ponendo in essere il frazionamento in via meramente formale, gli indagati hanno potuto gonfiare enormemente il beneficio, eludendo altresì il divieto per le persone fisiche di ristrutturare col Superbonus un massimo di due unità immobiliari (DL 34/2020, art. 119, co. 10), divieto che non si applica ai condomini.
Le condotte poste in essere, insomma, erano lecite solo in apparenza, e hanno portato alla costruzione di una realtà dissimulata. La situazione è complessa, però, proprio perché l’abuso del diritto poggia su atti leciti, e la loro scoperta da parte degli inquirenti è difficoltosa e richiede controlli e verifiche particolarmente approfonditi, di cui è difficile immaginare la natura e il procedimento pratico.
Ciò che emerge dal comunicato della GdF, è quanto tali indagini siano concentrate sull’appurare la “vera” realtà che si nasconde dietro la pratica elusiva. In particolare, nel caso del frazionamento, emerge come affinché questo sia valido e idoneo a conseguire un lecito vantaggio fiscale, esso debba necessariamente essere reale e concreto. Nel caso di specie, tali qualità sono risultate carenti, si legge nel comunicato, “vista l’assenza di una reale divisione (impianti elettrici, scarichi, condutture idriche) tra le costituenti unità immobiliari”. E non solo, perché la GdF ha basato i propri riscontri anche sul fatto di aver trovato su siti web immobiliari alcuni annunci relativi ai fabbricati incriminati, dai quali era possibile capire che sarebbe stato realizzato un grande resort di lusso ad uso turistico, e non certo due semplici edifici condominiali ad uso residenziale.
Per questi motivi, oltre a sequestrare il complesso immobiliare, la GdF ha altresì sequestrato i crediti fiscali già concessi per 1,3 milioni di euro, e ulteriori 3,5 milioni di euro ancora in fase di riconoscimento, pronti per essere utilizzati in compensazione delle imposte dovute, operazione che avrebbe comportato un ingente danno all’Erario.
Per approfondire ti consigliamo |