Nell'era digitale, l'influenza dei creatori di contenuti sulle piattaforme social si è affermata come pilastro del marketing e della moda, trasformando passioni in vere e proprie professioni.
Questa evoluzione porta con sé nuove sfide, in particolare nella gestione delle questioni fiscali legate alle attività professionali. Tra queste, la deducibilità delle spese rappresenta un tema caldo, specie per gli influencer di moda, i cui acquisti possono confondersi tra uso personale e professionale. Il caso in esame riguarda proprio questa problematica, esplorando la decisione dei giudici riguardante la deducibilità fiscale delle spese per un influencer di moda, gettando luce sui criteri di inerenza che definiscono il confine tra il personale e il professionale nel mondo dell'influenza digitale.
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Il caso in esame riguarda una giornalista, influencer di moda o fashion influencer, il cui lavoro implica l'uso e la promozione di abbigliamento e accessori attraverso i social media.
In particolare all’influencer è stato contestato il tentativo di dedurre fiscalmente le spese per abbigliamento, viaggi e pratiche auto, con l’accusa che tali spese non fossero strettamente inerenti alla sua attività professionale, in quanto giornalista.
I giudici riscontrano un errore da parte dell’Agenzia delle Entrate che ha qualificato la contribuente come “giornalista” e non come “influencer nel campo dell’immagine e della moda”.
In effetti, la valutazione delle spese deducibili non appare immediata per professionisti che operano in settori dove la distinzione tra personale e professionale è sottile e spesso intrecciata.
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La decisione giuridica in questo caso ha stabilito un importante precedente per gli influencer e altri professionisti che operano nel digitale.
La corte ha riconosciuto che le spese per l'abbigliamento, essenziali per le attività dell'influencer di moda, possono essere parzialmente dedotte come spese professionali.
Questo riconoscimento si basa sul criterio dell'inerenza, che valuta la necessità e la pertinenza delle spese rispetto all'attività svolta. La decisione enfatizza l'importanza di distinguere tra uso personale e professionale, stabilendo che una percentuale delle spese può essere considerata deducibile per riflettere il loro uso misto.
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Il criterio dell'inerenza gioca un ruolo cruciale nella determinazione della deducibilità fiscale delle spese nell'ambito professionale, soprattutto per figure come gli influencer di moda. Esso stabilisce che le spese possono essere dedotte solo se direttamente connesse e necessarie all'esercizio dell'attività professionale.
La decisione giuridica ha interpretato questo criterio in modo da riconoscere una deducibilità parziale per le spese che hanno una duplice natura, sia personale che professionale, come nel caso dell'abbigliamento per gli influencer, sottolineando l'importanza di documentare e giustificare la pertinenza delle spese per l'attività svolta.
Per i giudici le spese riconducibili al vestiario sono deducibili al 50% non essendo fornita alcuna prova di un uso esclusivo dell’abbigliamento per la professione.
Le spese di viaggio e le spese per le pratiche auto non sono state considerate inerenti in quanto i documenti a supporto risultavano generici e non riconducibili all’attività di influencer.
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Le implicazioni di questa decisione giuridica si estendono ben oltre il caso specifico, influenzando la gestione fiscale di influencer e professionisti nel digitale. Stabilisce un precedente per come le spese miste (personali e professionali) possono essere trattate ai fini fiscali, incentivando una documentazione più accurata e una pianificazione fiscale più strategica. Guardando al futuro, potrebbe stimolare una riflessione normativa più ampia sulle peculiarità del lavoro digitale, forse portando a linee guida fiscali più chiare per professioni emergenti nell'economia digitale.
La decisione riconosce quindi la specificità del lavoro degli influencer, aprendo la strada a future interpretazioni e adattamenti normativi. Il criterio dell'inerenza emerge come elemento chiave per la deducibilità fiscale, invitando professionisti e legislatori a considerare attentamente la natura delle spese nell'economia digitale.
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