All'interno del Titolo III del disegno della legge di bilancio 2023 si introducono delle norme, ancora soggette a modifiche prima che la manovra diventi definitiva, che agevolano il contribuente nel rapporto con il fisco in merito al contenzioso tributario.
È possibile definire con modalità agevolate gli atti del procedimento di accertamento adottati dall'Agenzia delle entrate o farne richiesta in pendenza di giudizio.
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Art. 41 – L’adesione agevolata dell’accertamento
Per i soli contribuenti amministrati dall’Agenzia delle entrate le sanzioni si applicano nella misura di 1/18 del minimo previsto relativamente agli accertamenti con adesione di cui agli artt. 2 e 3 del d.lgs. 19.6.1997, n. 218, aventi ad oggetto:
Gli avvisi accertamento e gli avvisi di rettifica e di liquidazione non impugnati e ancora impugnabili sono definibili in acquiescenza ai sensi dell’art. 15 del d.lgs., entro il termine di proposizione del ricorso, mediante il pagamento delle imposte degli interessi e delle sanzioni ridotte a 1/18 del minimo (anziché a 1/3).
Gli atti di recupero non impugnati e ancora impugnabili e quelli notificati dal 1.1 al 31.3.2023 sono definibili con la riduzione delle sanzioni a 1/18 e delle altre somme dovute entro il termine per presentare il ricorso.
Il pagamento può essere frazionato in un massimo di 20 rate trimestrali di pari importo entro l’ultimo giorno del trimestre successivo al pagamento della prima rata (cioè il 30.6, il 30.9, il 31.12) corrispondendo gli interessi conteggiati applicando il tasso legale.
La norma dispone:
Art. 42 – La definizione agevolata delle controversie tributarie
Le controversie tributarie di cui è parte l‘Agenzia delle entrate, pendenti in ogni stato e grado di giudizio, compreso quello pendente avanti la Corte di cassazione e anche a seguito di rinvio, purché presenti alla data del 1.1.2023, possono essere oggetto di definizione su domanda di chi ha proposto l’atto introduttivo del giudizio (o vi è subentrato o ne ha la legittimazione) con il pagamento di un importo pari al valore della controversia, determinato ai sensi dell’art. 12, comma 2, del d.lgs. 31.12.1992, n. 545.
Il calcolo delle somme dovute |
Valore della controversia: soltanto le imposte con esclusione di interessi, sanzioni e spese di notifica e di condanna delle spese. Somma dovuta:
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La definizione si perfeziona presentando la domanda per ciascuna controversia autonoma (cioè relativa a ciascun atto impugnato), esente da bollo, e con il pagamento degli importi dovuti entro il 30.6.2023. Se l’importo supera 1.000 euro, è ammessa la ripartizione in un massimo di 20 rate trimestrali di pari importo (da versare entro il 30.6 il 30.9, il 20.12 e il 31.3 di ogni anno) e la quietanza della prima rata va fatta pervenire all’ufficio impositore entro 10 giorni.
Se non risultano somme da versare, è sufficiente presentare la domanda.
Le somme che sono già state versate in pendenza di giudizio vengono scomputate dagli importi dovuti, ma senza diritto al rimborso.
La definizione che si è perfezionata prevale sull’eventuale pronuncia giurisdizionale non passata in giudicato anteriormente al 1.1.2023.
Siccome le controversie non vanno sospese, il contribuente può richiedere al giudice la sospensione dichiarando di volersi avvalere della norma. La sospensione è concessa:
Sono sospesi per nove mesi i termini che scadono nel periodo 1.1.2023 - 31.7.2023:
L’eventuale diniego va notificato entro il 31.7.2024 osservando le regole di notificazione degli atti processuali. L’impugnazione va fatta entro 60 giorni dinanzi all’organo giurisdizionale presso il quale pende la controversia. Se la definizione della richiesta è richiesta in pendenza del termine per l’impugnazione, la pronuncia può essere impugnata unitamente al diniego della definizione entro 60 giorni dalla notifica di quest’ultimo ovvero dalla controparte.
Le esclusioni dal beneficio |
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Se la parte interessata non presenta l’istanza di trattazione entro il 31.12.2024, il processo è dichiarato estinto con decreto del Presidente. Nel caso in cui la controversia risulti non definibile, l’impugnazione della pronuncia giurisdizionale e del diniego valgono anche come istanza di trattazione. Le spese del processo estinto restano a carico della parte che le ha anticipate.
La definizione perfezionata dal coobbligato ha effetto anche a favore degli altri, anche se nei confronti di questi la controversia non è più pendente avendo il carattere di definitività, fatta salva la regola di deduzione dell’importo dovuto delle somme che sono già state versate in pendenza di giudizio (ma senza il diritto al rimborso dell’eccedenza già corrisposta).
AVVERTENZA |
In alternativa, è possibile avvalersi della definizione agevolata dei giudizi tributari pendenti innanzi alla Corte di cassazione di cui all’art. 5 della l. 31.8.2022, n. 130. |