Il servizio di messaggistica più diffuso nel mondo, WhatsApp, ha aggiornato, pubblicandola sul proprio sito, la Policy Privacy.
Gli utenti, entro il 25 settembre, dovevano decidere se accettare o meno le nuove condizioni riportate nel messaggio di avviso Whatsapp.
L’intento, a detta della proprietà, è stato quello di realizzare Servizi con un “livello di privacy elevato.”
Poiché WhatsApp è stato acquistato da Facebook, si spiega che non ci sarà una commistione tra i due brand, per cui “Nulla di ciò che gli utenti condividono su WhatsApp, compresi i messaggi, le foto, e le informazioni dell'account, sarà pubblicato su Facebook o su altre applicazioni del nostro gruppo di applicazioni per essere visto da altri, e nulla di ciò che viene pubblicato su queste applicazioni sarà condiviso su WhatsApp per essere visto da altri.“
In realtà questa release della informativa sulla privacy è il preludio a Facebook affinchè possa capitalizzare al meglio l’investimento fatto con l’acquisto avvenuto nel 2014.
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Tutta la normativa aggiornata sulla Privacy nel Commento breve al Regolamento europeo per la privacy
La nuova privacy policy di Whatsapp introduce la possibilità di condividere alcune informazioni dell’account Whatsapp con Facebook.
Chi non intende accettare la nuova condizione può farlo, togliendo la spunta alla voce relativa alla condivisione dati con Facebook che si trova in coda al contratto di utilizzo aggiornato. Si specifica, comunque, che le chat e il numero di telefono non verranno condivisi su Facebook a prescindere da questa impostazione.
La privacy degli utenti sarebbe garantita dal fatto che WhatsApp non può leggere i messaggi, che, peraltro, non vengono neanche memorizzati.
Sempre nella Policy si legge che, “la iscrizione a WhatsApp comporta l’accettazione delle procedure sui dati, inclusi la loro raccolta, il loro utilizzo, l'elaborazione e la condivisione delle sue informazioni come da descrizione contenuta nella nostra Informativa sulla privacy, nonché il trasferimento e l'elaborazione delle informazioni negli Stati Uniti e in altre nazioni a livello globale in cui sono presenti le nostre strutture, i nostri fornitori di servizi o i nostri partner, indipendentemente dal luogo in cui vengono utilizzati i nostri Servizi. L'utente prende atto che le leggi, le norme e gli standard del Paese in cui vengono archiviate o elaborate le sue informazioni potrebbero essere diversi da quelli vigenti nella sua nazione.”
Questo aspetto merita di essere valutato con attenzione in quanto si discute di trasferire dati personali degli utenti negli Stati Uniti, ove il governo può chiedere – per motivi che attengono alla sicurezza nazionale – di accedere ai data base di società come F.B.
Attraverso un comunicato stampa, del 27 settembre 2016, il Garante per la protezione dei dati personali ha avvisato di avere avviato “un'istruttoria a seguito della modifica della privacy policy effettuata da WhatsApp a fine agosto che prevede la messa a disposizione di Facebook di alcune informazioni riguardanti gli account dei singoli utenti di WhatsApp, anche per finalità di marketing.”
A tale scopo il Garante ha invitato WhatsApp e Facebook a fornire tutti gli elementi utili alla valutazione del caso.
In particolare ha chiesto di conoscere nel dettaglio:
• la tipologia di dati che WhatsApp intende mettere a disposizione di Facebook;
• le modalità per la acquisizione del consenso da parte degli utenti alla comunicazione dei dati;
• le misure per garantire l'esercizio dei diritti riconosciuti dalla normativa italiana sulla privacy, considerato che dall'avviso inviato sui singoli device la revoca del consenso e il diritto di opposizione sembrano poter essere esercitati in un arco di tempo limitato.
Il Garante ha chiesto inoltre di chiarire se i dati riferiti agli utenti di WhatsApp, ma non di Facebook, siano anch'essi comunicati alla società di Menlo Park, e di fornire elementi riguardo al rispetto del principio di finalità, considerato che nell'informativa originariamente resa agli utenti WhatsApp non faceva alcun riferimento alla finalità di marketing.
Perplessità e preoccupazioni sono state espresse anche da Soro, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali, che in una comunicazione all’Ansa del 27 settembre 2016 rileva come Facebook e Whatsapp, acquisiscano anche i dati di chi non usufruisce dei servizi che erogano e a tale proposito fa l’esempio di chi si trova all’interno di una rubrica telefonica di un utente di Whatsapp, i cui dati vengono di fatto acquisiti, senza che gli sia stato richiesto il rilascio di una autorizzazione in merito.
Questa procedura, di acquisizione dei dati (indirizzi) anche di chi non è iscritto Facebook e Whatsapp rappresenta una palese violazione della privacy perché va a ledere il principio di autodeterminazione che regola tutta la normativa in materia di protezione dei dati personali.