L’immissione sul mercato di tali ricchezze illecite determina un danno sociale, infatti, in tal senso si esprime la Banca d’Italia affermando che “Il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo rappresentano fenomeni criminali che, anche in virtù della loro possibile dimensione transnazionale, costituiscono una grave minaccia per l’economia legale e possono determinare effetti destabilizzanti soprattutto per il sistema bancario e finanziario.
Per un approfondimento sul tema scarica il nostro E-Book "Antiriclaggio e Professionisti (E-Book)"
Obiettivo di questa guida è quello di fornire ai professionisti ed agli addetti del settore le adeguate conoscenze in presenza di situazioni legate alla tracciabilità dei pagamenti, nonché rientranti nella sfera della propria attività professionale. Soprattutto i professionisti che devono instaurare dei rapporti di lavoro con i propri clienti hanno l’obbligo di censire ai fini dell’antiriciclaggio la propria clientela attraverso sistemi informatici oppure meccanici. Nella guida vengono fornite le informazioni necessarie al fine di non trovarsi in situazioni di sanzionabilità e soprattutto sono stati inseriti dei fac-simili utili per ottemperare a quelli che sono gli obblighi di legge.
In particolare si è ritenuto opportuno fornire le linee guida in sede di verifica da parte degli organi preposti quale la Guardia di Finanza al fine di suggerire il modus operandi e l’atteggiamento corretto da mantenere.
L'articolo continua dopo la pubblicità
Gli effetti distorsivi derivanti dal riciclaggio di beni e capitali illeciti nell’economia legale si traducono in un’alterazione delle condizioni della concorrenza, che incidono sul corretto funzionamento dei mercati e sui meccanismi fisiologici di allocazione delle risorse, con riflessi sulla stabilità ed efficienza del sistema economico.
Ad esempio se il riciclaggio di denaro è impiegato per l’acquisto di patrimoni immobiliari in un determinato territorio, ciò determina un aumento del livello dei prezzi sul medesimo territorio, di cui risente negativamente tutta la collettività estranea al circuito criminale; oppure se il riciclaggio di denaro sporco avviene per mezzo di determinate imprese, queste beneficiano di capitali che per le altre imprese sono difficili da reperire alle medesime condizioni, e si generano dei fenomeni di concorrenza sleale tra le imprese oneste e quelle vicine alla criminalità organizzata tali da compromettere il libero mercato e la concorrenza stessa.
Secondo quanto affermato dal direttore dell’Unità di informazione finanziaria (U.I.F.) Giovanni Castaldi, esiste una stretta correlazione tra l’evasione fiscale e la corruzione, che a sua volta si ripercuote negativamente sulle politiche di sviluppo. Lo stesso autore critica la classe politica quando afferma che la “ricerca del consenso elettorale si è sempre basata su promesse di sgravi e agevolazioni piuttosto che su impegni di lotta all’evasione (…).
Il partito degli evasori è molto potente e viene variamente blandito: si pensi allo smantellamento del falso in bilancio e alla continua erosione dei termini prescrizionali dell’azione penale. Leggi tributarie di difficile interpretazione incentivano comportamenti elusivi e alimentano un imponente contenzioso”.
In particolare, per quanto concerne il flagello dell’evasione fiscale, egli ha ricordato gli “effetti deleteri” che essa produce sull’economia dei singoli paesi poiché “riduce le risorse per le politiche sociali... si traduce in maggiori tasse per chi le paga... è la base della cosiddetta economia sommersa... sottrae risorse alla collettività, le nasconde (nei paradisi fiscali) quindi le rimette in circolo creando corruzione o, come minimo, falsando il mercato, la concorrenza, l’economia”.
Va sottolineato lo stretto rapporto esistente fra evasione fiscale e riciclaggio, infatti i due reati condividono la gran parte degli espedienti utilizzati, rispettivamente, per celare redditi al fisco e per dissimulare l’origine illecita del danaro: paradisi fiscali, trust, società fiduciarie, sovra e sotto fatturazioni, cessioni di crediti e cartolarizzazioni, operazioni di finanza strutturata, ecc.
Di pari passo, i diversi strumenti utilizzati per contrastare l’evasione ed il riciclaggio sono ambivalenti:
limiti all’utilizzo del contante, tracciabilità delle transazioni, monitoraggio della circolazione transfrontaliera di contante.
Per la delicatezza ed il forte interesse che rivestono queste tematiche per la collettività, il legislatore ha ritenuto opportuno estendere l’ambito di applicazione della normativa antiriciclaggio ai “Professionisti” che nell’esercizio della loro attività sono coloro i quali spesso possono rilevare in prima persona le operazioni in questione, anche se va evidenziata la
difficoltà oggettiva nell’individuare “il riciclatore” che è un “criminale” preparato, capace e spesso insospettabile.
Con antiriciclaggio si intende l’azione di prevenzione e contrasto del riciclaggio di denaro, beni o altre utilità.
In Italia la normativa cardine dell’antiriciclaggio è costituita essenzialmente dal decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231 che recepisce a sua volta la direttiva europea 2005/60/CE. Questo decreto ha introdotto nell’ordinamento nazionale una serie di adempimenti antiriciclaggio allo scopo di proteggere la stabilità e l’integrità del sistema economico e finanziario.
I “soggetti obbligati” a tali disposizioni sono banche, istituzioni finanziarie, assicurazioni e professionisti (commercialisti, notai, avvocati, consulenti del lavoro, ecc.).
Il fulcro dell’attività antiriciclaggio per il professionista è rappresentato dall’obbligo di segnalazione, infatti, dal 2011 ai professionisti è richiesto di trasmettere, in via telematica, l’operazione sospetta di riciclaggio alla U.I.F. nel rispetto delle modalità illustrate dal provvedimento emanato dalla Banca d’Italia il 4 maggio 2011 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 110 del 13 maggio 2011.
È un dovere combattere la piaga del riciclaggio, ma va considerato che le operazioni mediante le quali esso si può manifestare, spesso sono nascoste, diversificate e compiute per mezzo di più intermediari finanziari o professionisti. Tutto ciò non favorisce di certo quei professionisti che si prodigano affinché questa piaga sia debellata, dato che non hanno il pedigree del detective e non possono rivestirne il ruolo al fine di smascherare l’illecito.
Quindi l’obiettivo del nostro E-Book è quello di fornire ai professionisti un valido strumento di supporto da utilizzare per adempiere correttamente agli obblighi posti dalla normativa antiriciclaggio in virtù delle modifiche introdotte dal decreto correttivo 151/2009, dal d.l. 78/2010, dal d.l. 138/2011, dal d.l. 201/2011, dal d.l. 16/2012 e dalle circolari emesse dagli ordini professionali, al fine di rendere sempre più agevole l’emersione di quelle operazioni sospette.