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TRASFERIMENTO CCNL COMMERCIO

barussa83

Utente
Buonasera,
lavoro presso un'azienda, con diversi punti vendita sul territorio italiano, del settore terziario (commercio - abbigliamento) con un ruolo di responsabilità di reparto. Nel mio stesso negozio lavora, anche lei con un ruolo di responsabilità, ma non a diretto contatto con me, quella che nel frattempo è diventata la mia compagna (conviventi di fatto-residenti presso stessa abitazione).
Il direttore del mio negozio ha diverse volte, in privato ed in forma orale, "minacciato" che uno dei due debba essere trasferito visto che il rapporto che ci lega non è ben visto, sono qui a chiedere:

- E' effettivamente possibile per il datore di lavoro configurare un trasferimento per questo motivo?
- La situazione familiare come potrebbe "tutelarci" ? Ripeto siamo conviventi DI FATTO, certificata da comune di residenza. Non siamo uno a carico dell'altra e viceversa.
- Viviamo, insieme, in una casa usufruendo di occupazione a titolo gratuito. Questo come potrebbe favorire, in caso di effettivo trasferimento, una richiesta di indennizzo perchè il mio tenore di vita non venga a diminuire?

Tengo a precisare che i nostri ruoli di responsabilità non prevedono mansioni specializzanti, sia nel nostro che negli altri punti vendita ci sono colleghi con le medesime mansioni.
Inoltre l'azienda potrebbe aprire in futuro altri NUOVI punti vendita.

Grazie in anticipo del prezioso contributo
Angelo
 
Buonasera,
lavoro presso un'azienda, con diversi punti vendita sul territorio italiano, del settore terziario (commercio - abbigliamento) con un ruolo di responsabilità di reparto. Nel mio stesso negozio lavora, anche lei con un ruolo di responsabilità, ma non a diretto contatto con me, quella che nel frattempo è diventata la mia compagna (conviventi di fatto-residenti presso stessa abitazione).
Il direttore del mio negozio ha diverse volte, in privato ed in forma orale, "minacciato" che uno dei due debba essere trasferito visto che il rapporto che ci lega non è ben visto, sono qui a chiedere:

- E' effettivamente possibile per il datore di lavoro configurare un trasferimento per questo motivo?
- La situazione familiare come potrebbe "tutelarci" ? Ripeto siamo conviventi DI FATTO, certificata da comune di residenza. Non siamo uno a carico dell'altra e viceversa.
- Viviamo, insieme, in una casa usufruendo di occupazione a titolo gratuito. Questo come potrebbe favorire, in caso di effettivo trasferimento, una richiesta di indennizzo perchè il mio tenore di vita non venga a diminuire?

Tengo a precisare che i nostri ruoli di responsabilità non prevedono mansioni specializzanti, sia nel nostro che negli altri punti vendita ci sono colleghi con le medesime mansioni.
Inoltre l'azienda potrebbe aprire in futuro altri NUOVI punti vendita.

Grazie in anticipo del prezioso contributo
Angelo

Salve, il ccnl indicato rimanda per quanto d'interesse all'art. 2103 del c.c., quest'ultimo dispone che il trasferimento possa essere attuato solo in presenza di “comprovate ragioni tecniche organizzative o produttive”, pertanto
il trasferimento deve necessariamente essere giustificato solo dai citati presupposti.

Una giurisprudenza da tempo consolidata (oltre aver individuato altri motivi) ha chiarito che il dipendente può essere trasferito solo a condizione che il datore di lavoro provi l'impossibilità/inutilità dell’impiego del dipendente nella sede di provenienza; la necessità/opportunità della presenza di quel lavoratore, con la sua determinata professionalità, nella sede di destinazione; la serietà e ragionevolezza delle ragioni che hanno fatto cadere la scelta del trasferimento, proprio su quel dipendente e non su altri colleghi che svolgano analoghe mansioni.

Da ultimo, si tenga conto che l'eventuale impugnazione del trasferimento deve essere disposto entro 60 gg dalla data di ricevimento del trasferimento.

Saluti
 
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