Gio.
Utente
Buona domenica "Banda",
leggendo i quotidiani di ieri 30.06:
solo 30 lavoratori su 100 hanno compilato i moduli,sul tfr gli italiani non decidono,prevale la diffidenza verso i fondi.-
Condivido a pieno il dubbio che traspare dal quotidiano "La Stampa":
non finira' per caso che molti lavoratori crederanno,non scegliendo niente,di lasciare il tfr in azienda, e invece con il loro silenzio si troveranno ad adeirire alla previdenza complementare senza averlo voluto?
Non ultima la CLASSICA SALVA SCADENZA in zona Cesarini,tipica italiana:
la legge dice che il lavoratore deve scegliere fra lasciare il tfr in azienda o conferire alla previdenza complementare entro il 30 giugno, ma se ieri sabato 30.06 il dipendente trova l'ufficio del personale chiuso, avra' tempo lunedi' 02.07 per rimediare?
Di certo i fogli con le opzioni firmate dai lavoratori stazioneranno ancora sulle scrivanie degli uffici del personale e nel caso che gli impiegati siano disponibili a dare una mano,non ci sarebbe impedimento materiale a compilare le domande retrodatandole con discrezione.
La Stampa, conclude nessuno ne sarebbe danneggiato;
termino allacciandomi al nessuno ne sarebbe danneggiato SE EFFETTIVAMENTE LA DECISIONE FOSSE PRESA ( mi auguro che cosi' sia) CON COSCIENZA E CONVINZIONE DAL LAVORATORE persona chimata in causa direttamente ad esprimersi e non le associazioni di categoria,i vari Fondi aperti o chiusi, o i sindacati a decidere per loro, critico apertamente il silenzio assenso, perche' (la risposta e' chiara ma la provocazione pure) non ribaltarlo,ovvero non esprimendomi lascio tutto invariato, quindi tfr IN
AZIENDA?Questo silenzio assenso alla fine portera' dei punti % maggiori
alle adesioni realmente espresse dai lavoratori stessi!
Un saluto a tutti e buon relax!:sun:
leggendo i quotidiani di ieri 30.06:
solo 30 lavoratori su 100 hanno compilato i moduli,sul tfr gli italiani non decidono,prevale la diffidenza verso i fondi.-
Condivido a pieno il dubbio che traspare dal quotidiano "La Stampa":
non finira' per caso che molti lavoratori crederanno,non scegliendo niente,di lasciare il tfr in azienda, e invece con il loro silenzio si troveranno ad adeirire alla previdenza complementare senza averlo voluto?
Non ultima la CLASSICA SALVA SCADENZA in zona Cesarini,tipica italiana:
la legge dice che il lavoratore deve scegliere fra lasciare il tfr in azienda o conferire alla previdenza complementare entro il 30 giugno, ma se ieri sabato 30.06 il dipendente trova l'ufficio del personale chiuso, avra' tempo lunedi' 02.07 per rimediare?
Di certo i fogli con le opzioni firmate dai lavoratori stazioneranno ancora sulle scrivanie degli uffici del personale e nel caso che gli impiegati siano disponibili a dare una mano,non ci sarebbe impedimento materiale a compilare le domande retrodatandole con discrezione.
La Stampa, conclude nessuno ne sarebbe danneggiato;
termino allacciandomi al nessuno ne sarebbe danneggiato SE EFFETTIVAMENTE LA DECISIONE FOSSE PRESA ( mi auguro che cosi' sia) CON COSCIENZA E CONVINZIONE DAL LAVORATORE persona chimata in causa direttamente ad esprimersi e non le associazioni di categoria,i vari Fondi aperti o chiusi, o i sindacati a decidere per loro, critico apertamente il silenzio assenso, perche' (la risposta e' chiara ma la provocazione pure) non ribaltarlo,ovvero non esprimendomi lascio tutto invariato, quindi tfr IN
AZIENDA?Questo silenzio assenso alla fine portera' dei punti % maggiori
alle adesioni realmente espresse dai lavoratori stessi!
Un saluto a tutti e buon relax!:sun:
