<HTML>In caso di trasferimento all'estero si deve verificare se il dipendente diventi non residente, oppure mantenga la residenza in Italia.
Nel primo caso, infatti, é soggetto ad imposizione in Italia limitatamente ai redditi prodotti nel territorio dello Stato italiano (art. 3, comma 1. del TUIR); nel secondo caso, invece, mantiene la soggettività passiva anche per i redditi prodotti all'estero, anche se l'imponibile dei redditi di lavoro dipendente é detrminato con gli speciali criteri di cui all'articolo, 48, comma 8-bis del TUIR.
Per stabilire se sei residente (ai fini fiscali) all'estero o sei residente in Italia (sempre ai fini fiscali) occorre verificare il requisito minimo dei 183 giorni nello Stato estero nell'arco dei 12 mesi.
Circa il requisito minimo di cui sopra la C.M. 207/E del 16/11/2000 ha precisato che:
* il periodo da considerare non necessariamente deve risultare continuativo; é sufficiente che il lavoratore presti la propria opera all'estero per un minimo di 183 giorni nell'arco dei 12 mesi;
* il legislatore con l'espressione "nell'arco dei 12 mesi" non ha inteso far riferimento al periodo d'imposta, ma alla permanenza all'estero stabilita nello specifico contratto di lavoro, che può anche prevedere un periodo a cavallo di due anni solari;
* per l'effettivo conteggio dei giorni di permanenza del lavoratore all'estero rilevano, in ogni caso, nel computo dei 183 giorni, il periodo di ferie, le festività, i riposi settimanali e gli altri giorni non lavorativi, indipendentemente dal luogo in cui sono trascorsi.
Saluti.</HTML>