Buongiorno a tutti,
ho un dubbio riguardante l'applicazione del regime agevolato per i lavoratori rimpatriati, nella fattispecie sul possesso (o meno dei requisiti).
In pratica, non riesco bene a capire se il periodo minimo di permanenza all'estero è pari a 2 periodi d'imposta (come riportato ad esempio nella Gazzetta) o 24 mesi, o se invece questi 24 mesi son riferiti alla prestazione lavorativa, ecc.
Porgo qualche informazione in più per chiarire la situazione attuale:
- mi son trasferito in Germania nel Gennaio 2020 per lavorare alle dipendenze di un centro di ricerca (agli effetti ero un dipendente salariato statale)
- quasi immediatamente ho fatto richiesta all'AIRE per il trasferimento di residenza: la conferma ufficiale è arrivata il 31 Gennaio 2020, anche se il domicilio presso il comune estero era stato registrato entro metà gennaio
- ho deciso di rientrare in Italia, dopo aver trovato un impiego qua, verso la fine del 2021; in particolare, ho continuato ad essere alle dipendenze del datore di lavoro tedesco fino al 31/12/2021, però la residenza è stata spostata in italia nel mese di Dicembre 2021
- il rapporto di lavoro col datore attuale (italiano) è iniziato nel Gennaio 2022.
Quindi a conti fatti:
- ho lavorato 24 mesi continuativi per lo stesso datore di lavoro estero;
- ho vissuto in maniera continuativa in Germania quasi 2 anni completi...
- ...però la residenza "ufficializzata" dall'AIRE è stata all'estero per un periodo inferiore a 24 mesi "pieni" (sarebbero praticamente 23 mesi e rotti).
Secondo voi ciò può comportare un problema? In rete e sui siti ufficiali del Legislatore trovo opinioni discordanti e non riesco ad interpretarle con fiducia.
Va detto che fino ad ora (quindi per quasi due anni) ho usufruito di questo regime senza alcun problema e sull'autodichiarazione fornita dal datore di lavoro attuali son riportati requisiti ed articoli che riportano sempre periodi d'imposta e non questi famigerati 24 mesi.
Un grosso GRAZIE a chiunque sia in grado di darmi un parere
ho un dubbio riguardante l'applicazione del regime agevolato per i lavoratori rimpatriati, nella fattispecie sul possesso (o meno dei requisiti).
In pratica, non riesco bene a capire se il periodo minimo di permanenza all'estero è pari a 2 periodi d'imposta (come riportato ad esempio nella Gazzetta) o 24 mesi, o se invece questi 24 mesi son riferiti alla prestazione lavorativa, ecc.
Porgo qualche informazione in più per chiarire la situazione attuale:
- mi son trasferito in Germania nel Gennaio 2020 per lavorare alle dipendenze di un centro di ricerca (agli effetti ero un dipendente salariato statale)
- quasi immediatamente ho fatto richiesta all'AIRE per il trasferimento di residenza: la conferma ufficiale è arrivata il 31 Gennaio 2020, anche se il domicilio presso il comune estero era stato registrato entro metà gennaio
- ho deciso di rientrare in Italia, dopo aver trovato un impiego qua, verso la fine del 2021; in particolare, ho continuato ad essere alle dipendenze del datore di lavoro tedesco fino al 31/12/2021, però la residenza è stata spostata in italia nel mese di Dicembre 2021
- il rapporto di lavoro col datore attuale (italiano) è iniziato nel Gennaio 2022.
Quindi a conti fatti:
- ho lavorato 24 mesi continuativi per lo stesso datore di lavoro estero;
- ho vissuto in maniera continuativa in Germania quasi 2 anni completi...
- ...però la residenza "ufficializzata" dall'AIRE è stata all'estero per un periodo inferiore a 24 mesi "pieni" (sarebbero praticamente 23 mesi e rotti).
Secondo voi ciò può comportare un problema? In rete e sui siti ufficiali del Legislatore trovo opinioni discordanti e non riesco ad interpretarle con fiducia.
Va detto che fino ad ora (quindi per quasi due anni) ho usufruito di questo regime senza alcun problema e sull'autodichiarazione fornita dal datore di lavoro attuali son riportati requisiti ed articoli che riportano sempre periodi d'imposta e non questi famigerati 24 mesi.
Un grosso GRAZIE a chiunque sia in grado di darmi un parere