Buona sera, vorrei un consiglio su come comportarmi con una collega ed anche col datore di lavoro, che è un ente locale.
a fine novembre 2022, dopo sette anni di inattività causa grave malattia di un congiunto e poi impossibilità a trovare lavoro causa Covid ed età non più da apprendistato, vinco in concorso per categorie protette in un ente locale in un’altra regione.
A metà febbraio, dopo essermi trasferita, iniziò a lavorare e fin da subito vado d’accordo con tutti… Tranne con una collega, che, forte di non si sa quale diritto, comincia a riprendere me e l’altro neo assunto per ogni minima sciocchezza, anche e soprattutto davanti agli utenti. Tra l’altro, non erano MAI errori seri, ma sciocchezze. Per farvi capire: per lei, unica nell’ufficio, mettere il numero di protocollo in uscita nelle mail di risposta era un’inutile perdita di tempo così come allegare le mail di risposta ai protocolli informatici. Si può parlarne, ma non da riprendere davanti a terzi come fossero mancanze gravissime… Per poi rinfacciarci, anche pesantemente, che era palese che evitassimo di andare in affiancamento con lei.
Tralascio il suo atteggiamento con gli utenti.
A marzo compio gli anni e, dopo gli ultimi anni, in cui spesso non avevo letteralmente penso di meritarmi di festeggiare e con gli amici dell’uni si organizza un week end a Milano a fine giugno.
Peccato solo che mi ero scordata che a sabati alterni si lavora. A mia discolpa va detto che in quel momento non se ne parlava ancora per me e il mio collega, che carinamente, appena l’argomento è emerso, si è offerto di fare cambio con me nel caso mi fosse toccato il turno nel week end milanese.
Ho chiesto alla responsabile, la quale ha detto che eravamo liberi di gestirci i sabati come volevamo, l’importante è che i turni siano coperti e che si trovi qualcuno con cui scambiarsi i sabati.
Peccati che i turni li faccia la collega, che, non si capisce per quale motivo, non accetta questi cambi (è ex livello C come noi) anche se non riguardano lei. Quando gliel’ho detto ha fatto una scenata memorabile che ha portato TUTTI noi colleghi a non guardarci in faccia tutta la mattina con lei che continuava a borbottare che c’è chi pensa alle ferie invece che a lavorare.
(In quel periodo avevo saputo che da anni si cerca di spostarla in qualche altro ufficio non a contatto col pubblico, ma che nessun ufficio la vuole. Nelle stesse settimane si era scoperto che una nostra collega si sarebbe preso un anno di aspettativa dopo aver subito trattamento analogo al mio per alcuni anni e che, prima di lei, altri erano state le sue vittime).
In privato tutti a darmi ragione, ma tutti mi hanno detto chiaramente che non volevano intromettersi.
Dopo quella scenata vado a parlare con la responsabile e scopro che tante frecciate ed accuse, che erano state lanciate verso di me nel corso delle settimane, erano false e che, a detta di tutti, sono un ottimo elemento. Peccato solo che alcune sue osservazioni erano così gravi (ad esempio, avevautilizzato una frase della stessa responsabile per dirmi che dovevo farmi un esame di coscienza, perché rischiavo di non superare il periodo di prova… Per poi scoprire che aveva tutt’altro significato e che è volontà dell’ente far girare i neo assunti per i vari uffici se possibile) da avermi tolto il sonno.
Cerco di “sparire” dal radar della collega, perché io voglio SOLO lavorare… Peccato solo che vengono rifatti i turni e mi rimette di turno il sabato incriminato (sapeva perfettamente che la responsabile aveva dato l’Ok).
Ieri mi ha fatto osservazione che la manica destra della maglietta mi era scesa lasciando scoperta MEZZA spalla (un’altra collega ha gli “oblò” sulle maniche e a volte lascia VOLONTARIAMENTE scoperte entrambe le spalle, ma lei tutto ok). Gentilmente le faccio notare che è un problema dovuto al mio handicap: zoppicando, non tengo dritta la spalla e le cose tendono a scivolare e che, comunque, avevo sotto la canottiera. Lei ha risposto che non voleva alludere alla mia disabilità, ma che, comunque, avrei dovuto indossare una t shirt con scollo molto stretto.
Stamattina vado all’ufficio personale per altre cose, ma viene fuori il discorso. La collega mi dice che l’altra deve stare molto attenta, perché, a torto o ragione, io, come categoria protetta, sono molto più tutelata di lei (non lo sapevo e cado dalle nuvole). Mi suggerisce di segnarmi giorno, ora di ogni angheria.
Torno in ufficio e arriva l’ora di uscire. Trovo il coraggio di farle presente che sono ancora di turno quel sabato (giuro, mi facevo schifo da sola, ma strisciavo quasi: non volevo litigare e neppure mettere in imbarazzo gli altri colleghi).
Non mi ha fatto terminare ed è esplosa DAVANTI A TUTTI. Per lei era no (ripeto, la responsabile aveva dato il suo ok), poi mi ha accusato di parlare con tutti e mai con lei (fatti qualche domandina?), che vado al lavoro con le tette di fuori (testuali parole… Scollatura a V, LEGGERMENTE profonda, ma che non si vede nulla), che sono pigra e che ne aveva già informato sia la responsabile che il segretario comunale.
Ero talmente basita che sono solo riuscita a dire che, allora, avrebbero avuto anche la mia versione. Lei ha risposto di farlo, tanto non avrei ottenuto nulla.
Mi conosco, avessi ribattuto sarei passata dalla parte del torto, quindi ho preferito girare i tacchi ed andarmene mentre lei continuava a inveire (e poi inseguirmi fino alla porta) e gli altri zitti… Probabilmente felici di non essere stati loro prescelti come la vittima dopo”l’addio” dell’altra collega per un anno.
Penso che non abbia assolutamente parlato col segretario comunale (la responsabile due settimane fa ha detto che a lei non aveva detto nulla… Anzi, mi aveva suggerito di non ascoltarla, ché ama mettere zizzania, tanto che alcuni vicini di casa, esausti, si sono trasferiti), ma ora ho questo timore.
Ho ancora due mesi di prova e non voglio assolutamente rischiare qualcosa per colpa sua (so che gli altri colleghi mi apprezzano, ma, visto il soggetto, non vorrei mettesse in giro voci che potrebbero crearmi problemi).
La sola cosa che so è che voglio lavorare, perché non voglio più cenare con chips da 50 cent perché ho il portafoglio vuoto.
Ho capito che il pubblico funziona in maniera assurda e che lei non verrà mai “sanzionata” per il mobbing, chf sta facendo a me è prima di me ad altri.
Però mi chiedo se, “forte” del mio essere categoria protetta (forse aver parlato con l’altra collega del personale non è stato un caso), non possa chiedere di poter cambiare ufficio, perché arrivare a prendere degli psicofarmaci per colpa sua, come è accaduto ad altre due colleghe, anche no.
A questo punto, però, vi chiedo se avete consigli su come gestire la situazione con i superiori.
a fine novembre 2022, dopo sette anni di inattività causa grave malattia di un congiunto e poi impossibilità a trovare lavoro causa Covid ed età non più da apprendistato, vinco in concorso per categorie protette in un ente locale in un’altra regione.
A metà febbraio, dopo essermi trasferita, iniziò a lavorare e fin da subito vado d’accordo con tutti… Tranne con una collega, che, forte di non si sa quale diritto, comincia a riprendere me e l’altro neo assunto per ogni minima sciocchezza, anche e soprattutto davanti agli utenti. Tra l’altro, non erano MAI errori seri, ma sciocchezze. Per farvi capire: per lei, unica nell’ufficio, mettere il numero di protocollo in uscita nelle mail di risposta era un’inutile perdita di tempo così come allegare le mail di risposta ai protocolli informatici. Si può parlarne, ma non da riprendere davanti a terzi come fossero mancanze gravissime… Per poi rinfacciarci, anche pesantemente, che era palese che evitassimo di andare in affiancamento con lei.
Tralascio il suo atteggiamento con gli utenti.
A marzo compio gli anni e, dopo gli ultimi anni, in cui spesso non avevo letteralmente penso di meritarmi di festeggiare e con gli amici dell’uni si organizza un week end a Milano a fine giugno.
Peccato solo che mi ero scordata che a sabati alterni si lavora. A mia discolpa va detto che in quel momento non se ne parlava ancora per me e il mio collega, che carinamente, appena l’argomento è emerso, si è offerto di fare cambio con me nel caso mi fosse toccato il turno nel week end milanese.
Ho chiesto alla responsabile, la quale ha detto che eravamo liberi di gestirci i sabati come volevamo, l’importante è che i turni siano coperti e che si trovi qualcuno con cui scambiarsi i sabati.
Peccati che i turni li faccia la collega, che, non si capisce per quale motivo, non accetta questi cambi (è ex livello C come noi) anche se non riguardano lei. Quando gliel’ho detto ha fatto una scenata memorabile che ha portato TUTTI noi colleghi a non guardarci in faccia tutta la mattina con lei che continuava a borbottare che c’è chi pensa alle ferie invece che a lavorare.
(In quel periodo avevo saputo che da anni si cerca di spostarla in qualche altro ufficio non a contatto col pubblico, ma che nessun ufficio la vuole. Nelle stesse settimane si era scoperto che una nostra collega si sarebbe preso un anno di aspettativa dopo aver subito trattamento analogo al mio per alcuni anni e che, prima di lei, altri erano state le sue vittime).
In privato tutti a darmi ragione, ma tutti mi hanno detto chiaramente che non volevano intromettersi.
Dopo quella scenata vado a parlare con la responsabile e scopro che tante frecciate ed accuse, che erano state lanciate verso di me nel corso delle settimane, erano false e che, a detta di tutti, sono un ottimo elemento. Peccato solo che alcune sue osservazioni erano così gravi (ad esempio, avevautilizzato una frase della stessa responsabile per dirmi che dovevo farmi un esame di coscienza, perché rischiavo di non superare il periodo di prova… Per poi scoprire che aveva tutt’altro significato e che è volontà dell’ente far girare i neo assunti per i vari uffici se possibile) da avermi tolto il sonno.
Cerco di “sparire” dal radar della collega, perché io voglio SOLO lavorare… Peccato solo che vengono rifatti i turni e mi rimette di turno il sabato incriminato (sapeva perfettamente che la responsabile aveva dato l’Ok).
Ieri mi ha fatto osservazione che la manica destra della maglietta mi era scesa lasciando scoperta MEZZA spalla (un’altra collega ha gli “oblò” sulle maniche e a volte lascia VOLONTARIAMENTE scoperte entrambe le spalle, ma lei tutto ok). Gentilmente le faccio notare che è un problema dovuto al mio handicap: zoppicando, non tengo dritta la spalla e le cose tendono a scivolare e che, comunque, avevo sotto la canottiera. Lei ha risposto che non voleva alludere alla mia disabilità, ma che, comunque, avrei dovuto indossare una t shirt con scollo molto stretto.
Stamattina vado all’ufficio personale per altre cose, ma viene fuori il discorso. La collega mi dice che l’altra deve stare molto attenta, perché, a torto o ragione, io, come categoria protetta, sono molto più tutelata di lei (non lo sapevo e cado dalle nuvole). Mi suggerisce di segnarmi giorno, ora di ogni angheria.
Torno in ufficio e arriva l’ora di uscire. Trovo il coraggio di farle presente che sono ancora di turno quel sabato (giuro, mi facevo schifo da sola, ma strisciavo quasi: non volevo litigare e neppure mettere in imbarazzo gli altri colleghi).
Non mi ha fatto terminare ed è esplosa DAVANTI A TUTTI. Per lei era no (ripeto, la responsabile aveva dato il suo ok), poi mi ha accusato di parlare con tutti e mai con lei (fatti qualche domandina?), che vado al lavoro con le tette di fuori (testuali parole… Scollatura a V, LEGGERMENTE profonda, ma che non si vede nulla), che sono pigra e che ne aveva già informato sia la responsabile che il segretario comunale.
Ero talmente basita che sono solo riuscita a dire che, allora, avrebbero avuto anche la mia versione. Lei ha risposto di farlo, tanto non avrei ottenuto nulla.
Mi conosco, avessi ribattuto sarei passata dalla parte del torto, quindi ho preferito girare i tacchi ed andarmene mentre lei continuava a inveire (e poi inseguirmi fino alla porta) e gli altri zitti… Probabilmente felici di non essere stati loro prescelti come la vittima dopo”l’addio” dell’altra collega per un anno.
Penso che non abbia assolutamente parlato col segretario comunale (la responsabile due settimane fa ha detto che a lei non aveva detto nulla… Anzi, mi aveva suggerito di non ascoltarla, ché ama mettere zizzania, tanto che alcuni vicini di casa, esausti, si sono trasferiti), ma ora ho questo timore.
Ho ancora due mesi di prova e non voglio assolutamente rischiare qualcosa per colpa sua (so che gli altri colleghi mi apprezzano, ma, visto il soggetto, non vorrei mettesse in giro voci che potrebbero crearmi problemi).
La sola cosa che so è che voglio lavorare, perché non voglio più cenare con chips da 50 cent perché ho il portafoglio vuoto.
Ho capito che il pubblico funziona in maniera assurda e che lei non verrà mai “sanzionata” per il mobbing, chf sta facendo a me è prima di me ad altri.
Però mi chiedo se, “forte” del mio essere categoria protetta (forse aver parlato con l’altra collega del personale non è stato un caso), non possa chiedere di poter cambiare ufficio, perché arrivare a prendere degli psicofarmaci per colpa sua, come è accaduto ad altre due colleghe, anche no.
A questo punto, però, vi chiedo se avete consigli su come gestire la situazione con i superiori.