Gio.
Utente
Il Gramellini continua a graffiare con la penna, grande!
Non so se Draghi sia Giulio Cesare, ma di sicuro chi lo ha accoltellato non assomiglia a Bruto.
Il capo dei congiurati dell’antica Roma rivendicava con orgoglio le ragioni del suo gesto, mentre questi hanno cominciato a vergognarsene prima ancora di averlo compiuto, palleggiandosi le responsabilità come ladruncoli colti in castagna.
Abbiamo potuto ammirare autentici capolavori di analisi illogica. I grillini (o quel che ne resta) hanno accusato Draghi di essere troppo di destra e però la destra di averlo fatto cadere. I berluscones (o quel che ne resta) di flirtare troppo con la sinistra e però la sinistra di averlo tradito. Quanto a Salvini, ha dato prova di un coraggio lievemente inferiore a quello di don Abbondio, lasciando che a sfiduciare il governo in diretta tv fosse un altro leghista, mentre lui sedeva a due scranni di distanza per non correre il rischio di essere inquadrato.
Il culmine dell’assurdo è stato raggiunto dal «bell’applauso» con cui ieri mattina la Camera ha omaggiato lo stesso Draghi che il Senato aveva licenziato la sera prima.
D’altronde è dai tempi di Bruto che le persone di talento piacciono agli italiani solo quando se ne vanno, quando cioè viene meno l’invidia che il loro talento provoca in chi ne è sprovvisto. Fino a un attimo prima passano per privilegiati o sopravvalutati, ma appena lasciano libera la poltrona vengono rimpianti e mitizzati da tutti, a volte persino da chi li ha fatti fuori, e sempre dal popolo nel cui nome i congiurati millantavano di aver agito.
Non so se Draghi sia Giulio Cesare, ma di sicuro chi lo ha accoltellato non assomiglia a Bruto.
Il capo dei congiurati dell’antica Roma rivendicava con orgoglio le ragioni del suo gesto, mentre questi hanno cominciato a vergognarsene prima ancora di averlo compiuto, palleggiandosi le responsabilità come ladruncoli colti in castagna.
Abbiamo potuto ammirare autentici capolavori di analisi illogica. I grillini (o quel che ne resta) hanno accusato Draghi di essere troppo di destra e però la destra di averlo fatto cadere. I berluscones (o quel che ne resta) di flirtare troppo con la sinistra e però la sinistra di averlo tradito. Quanto a Salvini, ha dato prova di un coraggio lievemente inferiore a quello di don Abbondio, lasciando che a sfiduciare il governo in diretta tv fosse un altro leghista, mentre lui sedeva a due scranni di distanza per non correre il rischio di essere inquadrato.
Il culmine dell’assurdo è stato raggiunto dal «bell’applauso» con cui ieri mattina la Camera ha omaggiato lo stesso Draghi che il Senato aveva licenziato la sera prima.
D’altronde è dai tempi di Bruto che le persone di talento piacciono agli italiani solo quando se ne vanno, quando cioè viene meno l’invidia che il loro talento provoca in chi ne è sprovvisto. Fino a un attimo prima passano per privilegiati o sopravvalutati, ma appena lasciano libera la poltrona vengono rimpianti e mitizzati da tutti, a volte persino da chi li ha fatti fuori, e sempre dal popolo nel cui nome i congiurati millantavano di aver agito.