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Fiscalmente residente in Italia, lavorando all’estero (Olanda)

Buongiorno. Mi trovo nella situazione analoga di tanti scriventi a questo forum, in quanto fiscalmente residente in Italia (per via della casa e la famiglia ancora in Italia) ma costretto ad andare all’estero per trovare un lavoro decente. La differenza, però, è che in realtà non sono neppure italiano....sono un inglese, venuto a Milano nel 1995 e mai più andato via, fino all’inizio di quest’anno. Non posso negare di provare un pochino di amarezza per il fatto che l’Italia, paese che comunque amo, e alla rinascita del quale vorrei/avrei voluto contribuire in prima persona con il mio impegno e la mia esperienza professionale, mi ha “costretto” di espatriare, creandomi non pochi disagi al livello personale e familiare, e poi, dopo il danno la beffa, insiste poi di continuare a tassarmi... Va bene, scusate per lo sfogo, la legge è così, ed io mi adeguo di conseguenza...

La questione del reddito convenzionale mi è tanto importante, in quanto in Olanda esiste un’agevolazione che si chiama “the 30% rule”, secondo la quale chi è un lavoratore straniero qualificato viene tassato solo sul 70% del proprio reddito in Olanda (e sono stato amesso come tale dalle autorità olandesi). Le tasse qui non sono basse come uno potrebbe immaginare (l’aliquota IRPEF olandese più alta è 52%), ma nonostante ciò è chiaro che se l’Italia vorrà tassarmi sul mio intero reddito effettivo, sostanzialmente saranno loro, più che me, che trarranno il beneficio di questa agevolazione.

Scrivo per chiedere conferma di come vengono correttamente usate le tabelle per il reddito convenzionale.

1) Determinazione del reddito

Leggo il seguente testo in questo documento dell’INPS (Circolare numero 40 del 19-03-2012) (presumo che la modalità d’uso ai fini INPS sia uguale a quella impiegata ai fini IRPEF)
“Al riguardo, si richiama il parere a suo tempo espresso dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali (v. circolare n. 72 del 21 marzo 1990) secondo cui, ai fini dell’attuazione della disposizione relativa alle fasce di retribuzione, per “retribuzione nazionale” deve intendersi il trattamento previsto per il lavoratore dal contratto collettivo, “comprensivo degli emolumenti riconosciuti per accordo tra le parti”, con esclusione dell’indennità estero”

Forse il mio equivoco è dovuto al fatto che non sono madrelingua italiana, ma mi potere confermare che, in lingua povera, dicono che la “retribuzione nazionale” è in effetti pari al minimo contrattuale più l’eventuale superminimo? Quindi, in assenza di un’ipotetica indennità estero, o altri benefits non specificati, bisogna in effetti usare la retribuzione reale per collocarsi al posto giusto in queste tabelle (e non solo il reddito minimo contrattuale)?

2) Uso delle tabelle

Mi sa che qualcosa quindi mi sfugge, perchè se la “retribuzione nazionale” è pari alla retribuzione reale, non capisco la convenienza allora di poter dichiare un reddito convenzionale, a meno che uno non abbia una retribuzione stratosferica.

Prendo come esempio la tabella dirigenti per il 2012. Ipotizziamo che sono un dirigente commercio che guadagna 72.000 euro all’anno, pari a 6.000 al mese. (Sto presumendo che i valori sono dodicesimi di un anno....o forse per il commercio bisogna considerare 14 mensilità?) Allora, con 6.000 al mese mi colloco nella fascia II della tabella. Per la fascia II, la retribuzione convenzionale è pari a 6.767,22 al mese. Cioè, più altra di quella reale! Non capisco quindi la convenienza, a meno di non avere una corposissima indennità estero, o forse dei benefits estremamente generosi (per esempio la casa pagata) che non vengono considerati nella retribuzione nazionale? Infatti, guardando sempre il caso di un dirigente commercio, solo chi guadagna più di 9.776,22 al mese (117.000 all’anno) sarebbe nella posizione di dichiarare meno del reddito reale.

Chiedo quindi:
- Conferma riguarda il calcolo della “retribuzione nazionale”;
- Se bisogna considerare 12 mesi all’anno o 14 mensilità (nel caso del contratto commercio) nell’ambito di queste tabelle;
- Delucidazione circa come usare le tabelle (e spiegazione della convenienza di tale per chi non guadagna più dell’importo massimo ivi contemplato).

La ringrazio comunque per questo sito, e questo forum, che è davvero preziosissimo per chi si trova come me in questa situazione a dir poco ostica.
 
Egregio signore,

In merito al suo quesito rilevo che il Ministero del lavoro con telex del 14.3.1990, prevede che "la retribuzione imponibile deve intendersi il trattamento mensile determinato dividendo per 12 il trattamento da contratto collettivo previto per il lavoratore, comprensivo degli emolumenti riconosciuti per accordo fra le parti, con esclusione "dell'indennità estero".
Per cui la sua retribuzione mensile verrà moltiplicata per 14 e divisa per 12, questa sarà la base sui cui calcolare le retribuzioni convenzionali. Verrà inoltre esclusa "indennità estera"; per questa ragione all'interno della medesima tutti fanno confluire tutti quegli emolumenti e benefit, riferiti al solo periodo di distacco.
La fascia retributiva, definita sulle retribuzioni convenzionali, da applicarsi mensilmente, nel caso da lei citato è 6767,22. Come le dicevo prima viene esclusa la indennità estero, che di solito è abbastanza rilevante (alloggio, auto, scuole figli, indici differenziali costo vita, eccetera).
Lo sconto fiscale previsto in Belgio per i primi 5 anni, potrebbe anche non essere di fatto beneficiato, sino al momento in cui lei rimane residente in Italia, in quanto qui dovrà comunque pagare le tasse sulle convenzionali (6767,22)..
Vorrei inoltre evidenziare che, trattandosi di Paese comunitario, le retribuzioni convenzionali valgono solo per la determinazione della base fiscale, poiché per la previdenza si determinano sul reale.
Con i migliori saluti.
Luigi Rodella
 
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