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Fatturazione

G

Giovanni

Ospite
<HTML>Caso

Un' impresa che commercializza beni (ex. piante) ulizza alcune di queste per la piantumazione della propria sede di proprietà od in affitto, non si tratta di autoconsumo in quanto non destinati al consumo dell'imprenditore, ma bensì di costi inerenti all'attività.
In effetti, se avesse acquistato le stesse piante da una ditta esterna il costo sarebbe stato deducibile e l'iva detraibile, inoltre senza incremento di ricavi di vendita.
A tal punto è più opportuno operare una variazione attraverso un giroconto di imputazione contabile (ad esempio da merce c/acquisti a spese pluriennali immobile o a spese beni in affitto/leasing) oppure procedere a fatturazione a se stessi per poi registrare la fattura anche in acquisto ottenendo lo stesso risultato del giroconto contabile?
Vi sono degli impedimenti alla fatturazione, è possibile la coincidenza di cliente di sè stesso?
Se procedo con il giroconto contabile quali è il ducomento giustificativo che devo produrre in caso di controlli dell'autorità preposta?</HTML>
 
<HTML>Ritengo che tu non debba fare nulla. Ai fini iva e ii.dd. è sufficiente registrare la fattura di acquisto della 'merce-bene strumentale'.</HTML>
 
<HTML>Non penso proprio che non debba fare niente, perchè se così facessi il mio magazzino fiscale non quadrerebbe più (mancanza di piante) ed inotre perchè non dovrei girare contabilmente la diversa imputazione del costo. senza alcuna variazione iva?danilo ha scritto:</HTML>
 
<HTML>Ma poi cos'è la merce bene strumentale e qual'è la fattura che mi dici di registrare spiegati meglio!

Inanzitutto la fattura è già registrata ed è acquisto di merce, è l'utilizzo diverso che ne faccio, (rispetto alla commercializzazione) che fa variare l'imputazione da merce a costo incrementativo dell'immobile da capitalizzare a cespite.
>Questa è l'ipotesi più plausibile
Qualcuno ha un'opinione diversa? La spieghi in maniera completa!
Grazie</HTML>
 
<HTML>In un primo momento mi sembrava che ti trovassi di fronte semplicemente ad una fattura di beni che abitualmente rivendi ma che, in questa occasione, volessi trattenere in parte ad uso beni strumentali. In questo caso avrei registrato normalmente la fattura distinguendo ai fini ii.dd. e iva la parte che costituiva merce e la parte che costituiva cespite (diversi a fornitore- sotto diversi le voci merci c/acquisti, bene strumentale, iva a credito).
Se invece la destinazione della merce a bene strumentale avviene in un secondo momento ( mi sembra il tuo caso) il problema diventa più delicato.
Non vedo problemi ai fini ii.dd., credo sia più che sufficiente un giroconto contabile 'cespite a merce', scrittura che descrive la realtà delle cose.
Ai fini iva distinguerei due ipotesi:
1- cambio di destinazione in corso d'anno, la qual cosa non deve generare problemi: ai fini iva ho operato le giuste detrazioni e, ai fini dichiarativi, devo solo accertarmi che 'l'acquisto' del bene strumentale vada a finire tra quelli relativi ai cespiti.
2- se il cambio di destinazione avviene in un anno successivo all'acquisto può sorgere il dubbio di dover operare qualche modifica ai fini dichiarativi. Tuttavia mi sembra che la normativa iva, parlando di rettifiche alle detrazioni inizialmente operate, faccia solo riferimento a quelle modifiche che incidono sulla percentuale di detrazione d'imposta, ovvero quelle che poi si riflettono in un effettivo maggior o minor debito. E questo non è il tuo caso.
A risentirci...con più certezze.</HTML>
 
<HTML>Vorrei aggiungere, a quanto già detto da voi, che, ai fini delle ii.dd. esiste una certa differenza fra acquisto di merce e acquisto di cespite.
Quindi:
-se l'acquisto è fatto quest'anno (ma si fa in tempo anche per il 2001) sottoscrivo la scrittura consigliata qua sopra, in modo da avere un cespite e non un costo, con relativo calcolo degli ammortamenti.
-se l'acquisto è del 2000, si è dedotto il costo interamente nel 2000 e noon si è caricato un cespite...</HTML>
 
<HTML>Per rispondere alla seconda parte delle osservazioni di Filippo, in ogni caso ritengo che si sia operato correttamente.
Arriva il bene, anno 2001: la considero e registro come merce, perché è mia intenzione rivenderla.
Al 31/12 quella merce non è venduta. La trovo, come storno di costo, tra le rimanenze finali di quell'anno, tra le rimanenze iniziali dell'anno successivo. Al momento non ho dedotto alcun costo relativo a quel bene.
Nel 2002 il bene, che è tra le mie rimanenze iniziali, lo giroconto a cespite: cespite a merci. Al 31/12/02 inizio la procedura di ammortamento e i costi del bene acquistato nel 2001 incidono sul conto economico.</HTML>
 
<HTML>Non ho capito.
Il conto di costo, nel C.E., denominato "merci c/acquisti", alla chiusura del bilancio non si storna su "rimanenze finali".
"rim. finali" è un conto dello S.P., è la "variazione delle rimanenze" che va su C.E.
Per cui chiudendo il bilancio, il costo relativo a quell'acuisto, diventa definitivo...
Nell'esercizio in questione, si è usata una base imponibile di importo "più basso" grazie a quel costo.
L'anno successivo, metto il bene a cespite e poi faccio gli ammortamenti?
Così non imputo 2 volte il costo? (prima come costo e poi come ammortamenti)?</HTML>
 
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