andrea1968
Utente
Buona sera,
mi è stata notificata dall'ufficio tributi del mio comune di residenza la cartella IMU relativa a 5 anni fa per mancato versamento dell'imposta, maggiorata di sanzioni e interessi. La motivazione riporta sostanzialmente la contestazione della dimora abituale (requisito essenziale insieme alla residenza per usufruire dell'esenzione IMU) supportata dai bassi consumi dell'energia elettrica (consumi acqua e gas non rilevati).
Premetto di lavorare fuori regione e ovviamente di non riuscire a rientrare c/o la mia residenza ogni sera e che comunque, trattandosi di un appartamento di pochi metri e il nucleo familiare composto esclusivamente da me, i consumi sicuramente sono contenuti. Non possiedo altre abitazioni e quando sono fuori per lavoro, sono ospite in casa di familiari vicino alla sede lavorativa (quindi non sono intestatario di contratti d'affitto, ecc).
Il mio comune di residenza è un comune turistico ed è forse questa l'origine della malafede dell'ufficio tributi (oltre alla palesata "necessità di fare cassa colpendo i single" dopo la sentenza dell'ottobre 2022 a favore dei coniugi). Aggiungo che i miei consumi sono distribuiti in maniera omogenea durante tutti i mesi dell'anno e non concentrati nei periodi estivi che potrebbero destare realmente il sospetto di una casa di vacanza camuffata in residenza.
Ho presentato istanza di annullamento in autotutela a cui però è seguito il diniego a ogni prova da me presentata (medico di famiglia in loco, visite e screening ospedalieri in loco, ticket, certificazioni dei locali che frequento regolarmente e molte altre prove di presenza sul territorio) in quanto l'unico elemento che viene preso in considerazione sono i consumi, forti del fatto che lavoro a centinaia di km di distanza.
Ho letto però alcune sentenze che, pur avvalorando la tesi dell'onere della prova a carico del cittadino, stabiliscono che non solo i consumi, ma ogni elemento idoneo ad attestare la presenza sul territorio è utile al fine di dimostrare la dimora abituale, compresa la volontà del cittadino a stabilire in quel luogo il centro dei propri interessi.
Ho anche provato più volte a richiedere al funzionario dell'ufficio comunale di conoscere le soglie di consumi al di sotto dei quali scatta la contestazione della dimora abituale (eventualmente parametrati alla metratura di abitazione e/o ai componenti del nucleo familiare) e l'iter per poterla riacquisire, ma non ho ricevuto risposte in merito e ad oggi non so se esista una tale tabella o la soglia di consumi venga stabilita a piacimento dal personale comunale. Qualcuno ha informazioni al riguardo?
Chiedo inoltre se conoscete altri casi simili e/o sentenze o normative che possano fare al caso mio... Temo che, creato il precedente, altri enti possano scatenarsi contro i cittadini con vessazioni pesanti che violano la sfera privata del cittadino (oltre alle tasche!)
Ringrazio anticipatamente
Andrea
mi è stata notificata dall'ufficio tributi del mio comune di residenza la cartella IMU relativa a 5 anni fa per mancato versamento dell'imposta, maggiorata di sanzioni e interessi. La motivazione riporta sostanzialmente la contestazione della dimora abituale (requisito essenziale insieme alla residenza per usufruire dell'esenzione IMU) supportata dai bassi consumi dell'energia elettrica (consumi acqua e gas non rilevati).
Premetto di lavorare fuori regione e ovviamente di non riuscire a rientrare c/o la mia residenza ogni sera e che comunque, trattandosi di un appartamento di pochi metri e il nucleo familiare composto esclusivamente da me, i consumi sicuramente sono contenuti. Non possiedo altre abitazioni e quando sono fuori per lavoro, sono ospite in casa di familiari vicino alla sede lavorativa (quindi non sono intestatario di contratti d'affitto, ecc).
Il mio comune di residenza è un comune turistico ed è forse questa l'origine della malafede dell'ufficio tributi (oltre alla palesata "necessità di fare cassa colpendo i single" dopo la sentenza dell'ottobre 2022 a favore dei coniugi). Aggiungo che i miei consumi sono distribuiti in maniera omogenea durante tutti i mesi dell'anno e non concentrati nei periodi estivi che potrebbero destare realmente il sospetto di una casa di vacanza camuffata in residenza.
Ho presentato istanza di annullamento in autotutela a cui però è seguito il diniego a ogni prova da me presentata (medico di famiglia in loco, visite e screening ospedalieri in loco, ticket, certificazioni dei locali che frequento regolarmente e molte altre prove di presenza sul territorio) in quanto l'unico elemento che viene preso in considerazione sono i consumi, forti del fatto che lavoro a centinaia di km di distanza.
Ho letto però alcune sentenze che, pur avvalorando la tesi dell'onere della prova a carico del cittadino, stabiliscono che non solo i consumi, ma ogni elemento idoneo ad attestare la presenza sul territorio è utile al fine di dimostrare la dimora abituale, compresa la volontà del cittadino a stabilire in quel luogo il centro dei propri interessi.
Ho anche provato più volte a richiedere al funzionario dell'ufficio comunale di conoscere le soglie di consumi al di sotto dei quali scatta la contestazione della dimora abituale (eventualmente parametrati alla metratura di abitazione e/o ai componenti del nucleo familiare) e l'iter per poterla riacquisire, ma non ho ricevuto risposte in merito e ad oggi non so se esista una tale tabella o la soglia di consumi venga stabilita a piacimento dal personale comunale. Qualcuno ha informazioni al riguardo?
Chiedo inoltre se conoscete altri casi simili e/o sentenze o normative che possano fare al caso mio... Temo che, creato il precedente, altri enti possano scatenarsi contro i cittadini con vessazioni pesanti che violano la sfera privata del cittadino (oltre alle tasche!)
Ringrazio anticipatamente
Andrea