l'interpello lo puoi senz'altro fare, esponendo il caso e la tua soluzione
trovi qui quel che ti serve
http://www.agenziaentrate.it/documentazione/comunicatistampa/decreti/index.htm
Il Ministero delle finanze ha precisato, con la citata risoluzione 7/441 del 7-6-1980, che l' immobile concesso in comodato va equiparato ai fini delle imposte dirette, all' immobile a disposizione del proprietario, con la conseguenza che il comodante (cioè il proprietario) ha l' obbligo di dichiarare la rendita catastale aggiornata nella propria denuncia dei redditi.
Ora se il comodante ti da espressamente il consenso (che deve risultare cmq da atto scritto anche per tutelare le parti..)
il consenso deve essere chiaro, non presunto.. il silenzio del contratto non può intendersi come tacito consenso... onde evitare sia l'ipotesi di operazione elusiva (redditi per interposta persona) sia e a tutela del proprietario, che il comodatario si serva di un bene non suo a piacimento.
- le norme ti dicono come devi fare e
regolano il rapporto..
- laddove si può derogare e laddove i contraenti voglian pattuire clausole diverse, queste clausole devon risultare chiare e per iscritto..
l'art. 1804 del codice civile: il comodatario può servirsene per l'uso determinato dal contratto e non può concedere ad un terzo il godimento della cosa senza il consenso....
il contratto dice che in comodato l'hai tu..
l'art. 1804 dice che per concedere ad un terzo il godimento occorre il consenso...
se nel contratto tale consenso non c'è.. non c'è. (ma non perchè c'è scritto "non ti do il consenso a" ma proprio perchè non c'è scritto nulla a riguardo).
ciao...