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Cass. civ., sez. lav., 18 luglio 2017, n. 17735
L'esercizio del diritto di critica del lavoratore nei confronti del datore di lavoro è legittimo se limitato a difendere la propria posizione soggettiva, nel rispetto della verità oggettiva, e con modalità e termini inidonei a ledere il decoro del datore di lavoro o del superiore gerarchico e a determinare un pregiudizio per l'impresa, costituendo il relativo accertamento giudizio di fatto, incensurabile in sede di legittimità, se correttamente e congruamente motivato.